Prigionieri della storia by Keith Lowe

Prigionieri della storia by Keith Lowe

autore:Keith Lowe
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788851190774
editore: UTET
pubblicato: 2021-01-17T16:00:00+00:00


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Tomba di Mussolini, Predappio

ITALIA

È il 28 aprile 2018 e una lunga processione si snoda per le strade di Predappio, alle pendici dell’Appennino romagnolo. Ci sono diverse centinaia di persone e quasi tutte sono vestite di nero, come se fosse un funerale. Procedono lentamente, con fare solenne, lungo il viale della Libertà, in direzione della chiesa di San Cassiano e del cimitero adiacente. Molti indossano degli strani copricapi neri: ci sono dei fez, dei baschi, e anche vecchi elmetti militari con delle piume nere. Alcuni portano bandiere italiane con l’effige di un’aquila, altri degli striscioni con il nome di organizzazioni militari e di bande da parata. Uno regge un cartello con scritto: GLI HANNO SPARATO, MA NON SONO RIUSCITI A UCCIDERLO.

Chiunque non abbia dimestichezza con l’Italia e con la sua storia potrebbe credere che i partecipanti stiano sfilando in processione per il funerale della vittima di un omicidio recente, ma in realtà si trovano qui per commemorare un uomo morto da settantatré anni.

Benito Mussolini, il dittatore dell’Italia fascista, nacque infatti proprio a Predappio, ed è qui che è sepolto. Il suo corpo riposa nella cripta di famiglia, dove le persone vengono per onorare la sua memoria. Lo fanno tre volte l’anno: nell’anniversario della nascita (29 luglio), della morte (28 aprile) e del giorno in cui lui e i suoi seguaci marciarono su Roma per prendere il potere (28 ottobre).

C’è qualcosa di inquietante in questo raduno. Sono presenti pochissimi abitanti del paese, dove in generale queste manifestazioni sono mal viste. Le camicie nere ricordano le uniformi indossate dalla famigerata milizia fascista di Mussolini, e lo stesso vale per alcuni degli slogan sugli striscioni: ONORE E FEDELTÀ, per esempio, o BOIA CHI MOLLA. I simboli sfoggiati dai partecipanti appartengono tutti a un’epoca lontana: aquile, pugnali, croci celtiche; e i fasci littori sono dappertutto. Questi simboli, che costituiscono dei tabù per l’Italia repubblicana, vengono mostrati apertamente e senza alcuna vergogna.

Ma la cosa più impressionante è l’atmosfera semireligiosa che pervade l’adunata. In Italia processioni come questa si verificano ogni anno in ogni paesino, ma di solito sono in onore della Madonna o del santo patrono. Questa invece si svolge in onore di un uomo che gran parte del mondo considera un mostro. Il pellegrinaggio non ha come meta la tomba di un santo o di un apostolo cattolico, ma quella di un dittatore fascista.

Quando la processione arriva al cimitero, Edda Negri Mussolini sale su un gradino per tenere un breve discorso. «Siamo qui per ricordare mio nonno», dice, «e per rendergli omaggio in questo luogo sacro.» Non è chiaro se lo consideri sacro perché è attiguo a una chiesa o perché è il luogo in cui è sepolto Mussolini.

Se nel santuario Yasukuni il confine tra vittime e carnefici è labile, nella cripta di Mussolini non esiste alcun confine. Ciò che questo luogo rappresenta è palese, e nessuno intende scusarsene.

Come uomo politico Mussolini è figlio del suo tempo. Nei primi anni venti era solo uno dei tanti che promettevano di porre fine ai disordini e alle tensioni sociali seguiti alla prima guerra mondiale.



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