Prima lezione sulla letteratura by Piero Boitani

Prima lezione sulla letteratura by Piero Boitani

autore:Piero Boitani [Boitani, Piero]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Universale Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2021-04-15T00:00:00+00:00


Quando si giunge al Paradise Lost di John Milton, stampato per la prima volta nel 1667, si ha l’impressione che la poesia della Creazione attinga, dopo più di tre secoli, la sua seconda vetta. Milton, che conosce Dante, Du Bartas e Tasso, possiede la medesima latitudine di bene e male e la stessa vertigine verticale della Commedia. L’azione centrale del suo poema, la «prima disobbedienza dell’uomo» con il peccato originale, non ha certo l’urgenza drammatica immediata dei tanti fulminei episodi dell’Inferno e del Purgatorio danteschi, perché manca ad essa la dimensione storica e individuale nella quale il poeta fiorentino immerge i suoi personaggi. Essa si muove tuttavia, con lentezza solenne, su uno sfondo cosmico disegnato con vigore impareggiabile, costruito su contrasti profondi di luce e buio, su un senso nuovo dell’infinità dello spazio, su un linguaggio che sembra non fermarsi mai. Il discorso rivolve su se stesso in spire continue, piega l’inglese a costruzione e tessuto latini, conosce similitudini stupefacenti. Tutto, nel Paradiso perduto, è grandioso e sublime, e per questa stessa ragione stranamente insoddisfacente quando si tratta di Dio, la sua onnipotenza non sembrando superiore a quella di Satana, la sua misericordia e il suo amore venendo proclamati ma mai presentati in azione.

Bisogna giungere alla Creazione, che l’arcangelo Raffae­le racconta ad Adamo nel libro VII, per vedere all’opera il Verbo: il quale si spinge su un carro risplendente nel Caos «vasto e incommensurabile, spietato come un mare, / e tenebroso, selvaggio, desolato, sconvolto nel profondo / da venti impetuosi»; prende in mano il compasso dorato; fissa al centro una punta e ruota la seconda d’intorno in quella pro­fondità oscura e ampia, dicendo: «Estenditi fino laggiù, siano questi / i tuoi confini, oh mondo, sia questa la tua / giusta circonferenza»65. È questo il modo in cui Dio crea il cielo e la terra (il primo versetto della Genesi). L’oscurità ricopre ancora l’abisso, ma sulla calma delle acque lo Spirito di Dio «come su una covata» estende le ali e infonde nella massa fluida virtù vitale, e al fine di purgarla getta in basso le gelide, nere scorie infernali del Tartaro, avverse alla vita: comincia a fondere e a conglobare «le cose con le cose affini», ripartisce le rimanenti in luoghi diversi, lasciando in mezzo circolare l’aria66. Allora si ode il Fiat lux divino,

and forthwith light

Ethereal, first of things, quintessence pure,

Sprung from the deep, and from her native east

To journey through the airy gloom began,

Sphered in a radiant cloud, for yet the sun

Was not; she in a cloudy tabernacle

Sojourned the while.

E subito la luce

eterea, la prima di tutte le cose, la pura quintessenza,

scaturì dal profondo, e dal luogo nativo orientale

attraverso le tenebre dell’aria iniziò il suo viaggio,

una nuvola sferica splendente, dato che ancora il sole

non esisteva; e intanto soggiornò in un tabernacolo

annuvolato67.

Con l’avvento della luce, la poesia del cieco Milton sembra mutare68: non si dedica più con passione al caos oscuro e sublime che



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