Questo è il piacere by Mary Gaitskill

autore:Mary Gaitskill [Gaitskill, Mary]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 2021-02-24T12:00:00+00:00

Q.

Quando Caitlin se ne andò, il suo posto di quasi-segretaria lo prese una ragazza di nome Hortense. In realtà fu Caitlin a raccomandarla; non ricordo in che modo, ma sta di fatto che si conoscevano. In tutta onestà, preferivo Hortense; era piú sicura di sé, meno ambiziosa, piú aggraziata, nel complesso una creatura piú fine (enormi occhi azzurri; bocca piccola e carnosa; collo elegante; riccioli; voce melodiosa). Trovai il modo, suppongo per abitudine, di accompagnarla a fare shopping, e, forse in ragione della sua grazia straordinaria, fui portato a optare per negozi un po’ piú esclusivi. Durante l’ultima di queste nostre spedizioni, si provò una maglietta e mi fece entrare nella cabina di prova per vedere come le stava.

Eccola lí, giovane, piena di fiducia nel proprio potere di seduzione, radiosa nella luce opulenta. La maglietta le andava a pennello e avevo intenzione di dirglielo. Invece, attraverso stoffa e reggipetto, le toccai un seno, cerchiandone la punta con il dito. Nessuno dei due parlò. Non ricordo la sua espressione, solo il mio dito che si muoveva e il suo capezzolo che rispondeva, indurendosi. Elisir prodigioso. Squisito.

Il momento durò pochi secondi, dopodiché le comprai la maglietta e proseguimmo con il nostro pomeriggio. Ma il rapporto si modificò leggermente, diventò piú stretto, meno flirt e piú autentica, tenera amicizia. Per un qualche tacito accordo, non andammo piú a fare shopping insieme e io non la toccai mai piú in quel modo. Ma a pranzo, ogni tanto, o perfino nel mio ufficio, parlavamo tenendoci per mano. Era una cosa che mi piaceva un sacco.

Da parte mia raccontare l’episodio a Sharona fu probabilmente una sciocchezza, ma allora non la pensavo cosí. Volevo sfidarla; volevo che capisse. Stavamo parlando della parola «sacro», di quello che significava per lei. Significava qualcosa al di là delle parole, disse. Qualcosa che era al di là dell’ordinario, ma che attraverso l’ordinario si esprimeva. Concordai. E poi le raccontai quello che era successo tra me e Hortense. Dissi che, nel suo piccolo, per me era stata una cosa sacra.

La sua faccia diventò assolutamente immobile, gli occhi sgranati. Mi chiese che cosa faceva Hortense in casa editrice. Quanti anni aveva. Avrebbe continuato a lavorare lí? E, per finire, – Perché è stato sacro per te?

– Non lo so esattamente. Come hai detto tu, è al di là delle parole. Però l’ho sentito. Una soggezione di fronte alla sua bellezza e al fatto di essere vivo. E che quella cosa strana potesse accadere. Spingersi fino al limite estremo dell’accettabile e non superarlo.

– E lei come credi che si sia sentita?

– Forse un po’ allo stesso modo. Non le è piaciuto fino in fondo. Ma era disponibile. Comprensiva verso il mio bisogno.

Le dissi che non pensavo che sarebbe accaduto di nuovo, e in parte era quello che la rendeva una cosa speciale. Le chiesi se lo capiva.

Ci mise un po’ a rispondere, ma alla fine disse: – Credo di sí. Ma spero tu capisca che mai accetterei di farmi toccare cosí.

– Mai, – dissi, sincero.

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