Racconti by Arthur C. Clarke

Racconti by Arthur C. Clarke

autore:Arthur C. Clarke [C. Clarke, Arthur]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
ISBN: 9788835700050
editore: Mondadori
pubblicato: 2020-01-15T12:00:00+00:00


Titolo originale: Big Game Hunt

Pubblicato la prima volta su «Adventure», ottobre 1956, con il titolo “The Reckless Ones”. Poi raccolto in Tales from the White Hart.

Traduzione di Ginetta Pignolo

MADE IN FRANCE

Ecco una simpatica storiella di quelle che di solito racconta Harry Purvis al Cervo Bianco, divertente ma con un fondo di serietà; e anche un accenno alla realtà virtuale, con mezzo secolo di anticipo sul suo avvento.

Non c’è argomento che prima o poi non sia stato affrontato al Cervo Bianco, e che siano presenti o no delle gentili signore non fa alcuna differenza. In fondo, vengono a loro rischio e pericolo. Anzi, ora che ci penso, tre di loro, quando sono andate via, avevano trovato marito. Forse allora non sono le gentili signore a correre il rischio.

Lo dico perché non pensiate che tutte le nostre conversazioni siano di carattere erudito e scientifico, e le nostre attività puramente cerebrali. Al primo posto vengono gli scacchi, com’è naturale, ma vanno a gonfie vele anche le freccette e il classico Shove Ha’penny. Alcuni frequentatori abituali potranno anche portarsi dietro il «Times Literary Supplement», la «Saturday Review», il «New Statesman» e l’«Atlantic Monthly», ma sono gli stessi che poi vanno via con l’ultimo numero di «Staggering Stories of Pseudoscience».

Inoltre, c’è un grosso giro di affari che va avanti negli angoli più bui del pub. Copie di vecchi libri e riviste cambiano spesso proprietario per prezzi astronomici, e quasi ogni mercoledì tre noti esponenti di questa cerchia fanno bella mostra di sé al bancone, dove fumano sigari e scambiano storielle con Drew. Di tanto in tanto si sente uno scoppio di risate, e questo significa che si è appena concluso uno di quei gustosi aneddoti. Al che si scatena una trafila di domande ansiose da parte degli altri avventori, che temono di essersi persi qualcosa. Ma, ahimè, la delicatezza mi vieta di ripetere anche una sola di queste interessanti narrazioni. Al contrario di quasi tutto quello che si trova nella nostra isoletta d’oltremanica, non è materiale da esportazione…

Fortunatamente, però, il divieto non si applica ai racconti del signor Harry Purvis, dottore in discipline scientifiche (almeno questo), ricercatore laureato (probabilmente) e membro della Royal Society (personalmente non ci credo, ma così si dice). Non farebbero arrossire neanche le zie nubili più finemente educate, ammesso che ve ne siano ancora in giro.

Chiedo scusa: quest’affermazione è troppo generica. In realtà c’è una storia che in certi ambienti sarebbe considerata un po’ troppo audace. Ma non esito a riportarla, perché so che lei, mio caro lettore, dimostrerà una mentalità abbastanza aperta da non sentirsene offeso.

Cominciò così. Un rinomato critico letterario di Fleet Street, la via londinese che ospita le maggiori testate giornalistiche, era stato messo all’angolo da un suadente editore che stava per pubblicare un libro nel quale riponeva molte speranze di vendita. Rientrava nella più matura produzione letteraria del profondo e decadente Sud, un eccellente romanzo che si poteva ascrivere alla corrente del tipo: “Tutta la casa vacillò, come scossa dalle fondamenta, sotto il lavorio incessante delle termiti che completavano la distruzione dell’ala occidentale”.



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