Racconti by Bernard Malamud

Racconti by Bernard Malamud

autore:Bernard Malamud
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
Tags: Anthologies (multiple authors), Fiction
ISBN: 9788858401569
editore: Giulio Einaudi Editore
pubblicato: 2010-10-06T22:00:00+00:00


1958

1 In italiano nel testo [N. d. T.].

2 In italiano nel testo [N. d. T.].

3 In italiano nel testo [N. d. T.].

4 In italiano nel testo [N. d. T.].

5 La Menorah è il candelabro ebraico a sette braccia [N. d. T.].

Prima gli idioti

Il ticchettio duro della sveglia di latta si fermò. Mendel, che sonnecchiava nel buio, si riscosse, pieno di paura. Mentre stava in ascolto, gli ritornò il dolore. S’infilò gli abiti, resi sgradevoli dal freddo, e perse qualche minuto fermo, sull’orlo del letto.

– Isaac, – sospirò infine.

In cucina, Isaac, con la bocca aperta, attonita, teneva sei noccioline sul palmo della mano. Le mise sul tavolo, una per una.

– Uno... due... nove...

Raccattò le noccioline, una per una e comparve sulla soglia. Mendel, col cappello che gli ballava e un lungo soprabito, era ancora seduto sul letto. Isaac stava lí, attento, con le orecchie e gli occhi minuscoli e i capelli folti che gli si ingrigivano, alle tempie.

– Dormi, – disse con voce nasale.

– No, – borbottò Mendel, e si alzò come se stesse soffocando. – Vieni, Isaac.

Montò il suo vecchio orologio da polso, sebbene la vista della sveglia ferma gli desse la nausea.

Isaac voleva portarselo all’orecchio.

– No, è tardi.

Mendel intascò l’orologio, con precauzione. Dal cassetto pescò una bustina di carta piena di biglietti sgualciti da uno e da cinque dollari e se la cacciò nella tasca del soprabito. Poi, aiutò Isaac a infilare il cappotto.

Isaac guardò una finestra buia, poi l’altra. Mendel fissava entrambe le finestre cieche.

Scesero lentamente le scale, dove le lampade fioche accentuavano il buio, Mendel davanti, poi Isaac che guardava le ombre muoversi sul muro. A un’ombra lunga offerse una nocciolina.

– Faaame.

Nell’atrio, il vecchio guardò fuori attraverso i vetri sottili. La notte di novembre era fredda e desolata. Aperí la porta con cautela e mise fuori la testa. Non vide nulla, ma richiuse in fretta.

– Ginzburg, quel tale che è venuto da me ieri, – mormorò all’orecchio di Isaac.

Isaac inspirò, come succhiando l’aria.

– Sai di chi parlo?

Isaac fece il gesto di pettinarsi il mento.

– Proprio lui, quello con i baffi neri. Non parlargli e non seguirlo, se te lo chiede.

Isaac mugolò.

– I giovani non li tormenta poi molto, – soggiunse Mendel, ripensandoci.

Era l’ora di cena e per la strada non c’era nessuno: le vetrine illuminarono debolmente il loro cammino fino all’angolo. Attraversarono la via deserta e proseguirono. Isaac, con un’esclamazione di gioia, indicò le tre palline dorate. Mendel sorrise, ma era esausto quando arrivarono al monte dei pegni.

Il padrone, un uomo con la barba rossa e gli occhiali cerchiati di nero, stava mangiando una trota nel retrobottega. Allungò il collo, li vide e tornò placidamente a sorseggiare il suo tè.

Cinque minuti dopo comparve, asciugandosi la bocca con un gran fazzoletto bianco.

Mendel, col fiato grosso, gli porse l’orologio d’oro consunto. Il padrone sollevò gli occhiali sulla fronte e si avvitò la lente all’occhio. Rigirò il cipollone una sola volta.



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