Racconti by Evgenij Zamjatin

Racconti by Evgenij Zamjatin

autore:Evgenij Zamjatin [Zamjatin, Evgenij]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-05-21T12:00:00+00:00


9

Come volete

Didi si alzò più tardi del solito: era già passato mezzogiorno; canticchiava qualcosa e pettinava allo specchio i ribelli ricci alla maschietta. Aveva il suo pigiama nero preferito: il corpetto era aperto fino alla cintura e chiuso appena da un cordino intrecciato, con il rosa dietro l’intreccio nero. Con questa tenuta e i capelli tagliati – ragazza-ragazzo – somigliava a un paggio medievale: per tipi così dame austere scordavano facilmente i cavalieri e calavano volentieri una scala di corda dal balcone della torre.

Nella camera adiacente si rigirava pesantemente Campbell: da tre giorni si era liberata una stanza accanto a quella di Didi – e da tre giorni lui ci abitava, o meglio: sfrecciava chissà dove su una macchina impazzita, sfrecciava travolgendo ogni cosa, sfrecciava come in un sogno. Del resto, tutto ciò sarebbe presto finito. Bastava solo guadagnare ancora una trentina di sterline per poter affittare una delle mille casette uguali – e sentirsi nuovamente il terreno sotto i piedi.

«Johnny, carino,» Didi conversava con il carlino di porcellana «tu però, ti prego, non arrabbiarti con me se mi sposo un pochino. Lo sai come sono, no? Be’, allora stai zitto e sorridi, intanto che io...»

Bussavano al n. 72. Doveva essere Nancy, della nuova revue.

«Nancy? Avanti.»

La porta scricchiolò, Didi uscì da dietro il paravento e vide... il vicario Dewley. Questi sollevò repentino le sopracciglia come triangoli stupiti, emise un indignato ah! – e indietreggiò verso l’uscita, nel corridoio.

«Sono davvero costernato; pensavo che, essendo le dodici passate, tutti fossero già...» afferrò la maniglia della porta, ma alla stessa maniglia si aggrappò anche Didi.

«No, no, vi prego, non fatevi riguardo, per l’amor di Dio: sedetevi. È la mia consueta tenuta mattutina: un modello grazioso, vero? Ho sentito parlare molto di voi; sono molto contenta che finalmente...»

Insomma, bisognava sacrificarsi fino in fondo: il vicario si sedette, cercando di non guardare la consueta tenuta mattutina.

«Vedete... Miss? Hmm... Didi... Sono qui su incarico di una madre molto infelice. Voi, naturalmente, non sapete cosa voglia dire avere un figliolo...»

«Oh, Mr Dewley, ma io ce l’ho... Ecco qua il mio Johnny, l’unico, e io lo amo da morire...» Didi avvicinò il carlino alle sopracciglia sollevate a triangolo del vicario Dewley. «Carino, vero? U-uh, Johnny, sorridi! Da’ un bacio a Mr Dewley, non aver paura... non aver paura...»

Johnny appoggiò le fredde labbra sorridenti su quelle del vicario. E, vuoi per l’imprevisto, vuoi per innata gentilezza, fatto sta che il vicario rispose al bacio di porcellana di Johnny.

«Oh, come siete caro!» Didi era in estasi, ma il vicario era di tutt’altro avviso. Balzò in piedi indignato:

«Tornerò da voi, Miss... Mrs, quando non sarete di umore così gioviale. Non sono affatto disposto...»

«Oh, Mr Dewley, io, purtroppo, credo di essere sempre di umore gioviale.»

«In tal caso...»

Mr Dewley si diresse verso la camera accanto, da Campbell. Qui il terreno era più favorevole. Campbell aveva sentito tutto il discorso di Mr Dewley, corrugava con sforzo la fronte e annuiva: sì, sì. Del resto, non poteva essere altrimenti: il discorso del vicario era rigorosamente logico e Campbell ne veniva trascinato come su rotaie – il vicario trionfava.



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