Racconti by Horacio Quiroga

Racconti by Horacio Quiroga

autore:Horacio Quiroga [Quiroga, Horacio]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858422229
editore: Einaudi
pubblicato: 2019-12-08T16:00:00+00:00


La patria

Il discorso che il soldato ferito fece agli animali della selva che intendevano fondare una patria può essere raccontato per intero, in ragione della sua brevità e dell’utilità per la comprensione di questa strana storia.

La normalità della vita nella selva è ben nota. Generazioni di animali si succedono una dopo l’altra e una contro l’altra in una stabile situazione di pace, poiché nonostante le lotte e gli spargimenti di sangue c’è qualcosa che regge l’equilibrio permanente della selva, e quel qualcosa è la libertà. Se le specie sono libere, nella selva regna la pace anche con gli spargimenti di sangue.

Gli animali della selva si godevano questa felicità da tempo immemorabile, fino a che ai fuchi non toccò in sorte di comprometterla.

Sono proverbiali le virtú delle api. Dalla loro millenaria familiarità con l’uomo hanno acquisito nozioni di biologia che tuttavia non risolvono i problemi quando devono trasformare un’operaia in regina, dato che non sempre le celle e il cibo aumentano nelle dovute proporzioni. E ciò è dovuto al turbamento filosofico provocato dalla straordinaria capacità di cambiare a piacere il sesso delle operaie. Senza mai rallentare la costruzione di magnifici alveari, trascorrono la vita ossessionate dalla loro superiorità e dal crescente disprezzo per gli altri abitanti della selva, mentre misurano velocemente e senza averne bisogno il raggio dei fiori.

E questa è la specie che lanciò il grido d’allarme, dopo che l’uomo se n’era andato vogando giú per il fiume con la sua canoa.

All’epoca in cui quell’uomo era venuto a vivere nella selva, gli animali, preoccupati, tennero d’occhio giorno e notte le sue attività.

– Questo è un brav’uomo, – disse un gatto selvatico, accennando alla camicia che luccicava al sole in una radura del bosco. – Lo so cos’è. Un uomo.

– Dite che può farci del male? – domandò il goffo e timido tapiro. – Ha solo due piedi.

– E un fucile, – borbottò il giaguaro con disprezzo. – È in grado di uccidere molti tapiri con un colpo solo.

– Allora andiamocene, – concluse il tapiro.

– Perché? – replicò il giaguaro. – Nella selva lui è libero come tutti, può uccidere noi e noi possiamo uccidere lui. A volte gira con un cane. Perché mai dovremmo andarcene? Restiamo qui.

– Anche noi restiamo, – dissero tranquillamente i serpenti a sonagli.

– E noi pure, – aggiunsero gli altri animali.

Cosí gli animali e l’uomo vissero insieme nella selva sconfinata, periodicamente scossa da esplosioni di sangue e sempre in pace.

Ma dopo essere vissuto lí per anni, un giorno l’uomo se ne andò. I preparativi per la partenza non sfuggirono agli animali, e dall’alto di una scogliera lo videro mettere la canoa in acqua e scendere giú per il fiume.

Non si precipitarono però a occupare lo spazio dove prima stava l’uomo, e dove erano rimasti alcuni dei suoi arnesi. Nell’illimitata estensione della libertà, la privazione di una piccola radura nel bosco non interferiva certo con la prospera vita della selva.

Di nessuno, con l’eccezione delle api. Abbiamo già detto della loro ossessione per la propria saggezza e la propria superiorità.



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