Racconti di Pietroburgo by Nikolaj Gogol’

Racconti di Pietroburgo by Nikolaj Gogol’

autore:Nikolaj Gogol’ [Gogol’, Nikolaj]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Marcos y Marcos
pubblicato: 2019-11-04T23:00:00+00:00


Parte seconda

Un gran numero di carrozze, di calessi e di carrozzini era fermo davanti all’ingresso di una casa nella quale si svolgeva la vendita all’asta degli averi di uno di quei ricchi amanti delle arti che hanno sonnecchiato dolcemente per tutta la loro vita immersi in zefiri e cupidi, che, con innocenza, si sono fatti la fama di mecenati e che hanno speso, per questo, milioni, accumulati dai loro solidi padri o da loro stessi con le loro fatiche precedenti. Di tali mecenati, come si sa, adesso non ce n’è più, e il nostro diciannovesimo secolo ha assunto, da tempo, la noiosa fisionomia di un banchiere che si gode i suoi milioni solo sotto forma di cifre tracciate sulla carta. La lunga sala era piena della più variopinta folla di visitatori, volati lì come uccelli rapaci su un corpo in decomposizione. C’era un’intera flottiglia di mercanti russi dal Gostìnyj Dvor, e perfino dal mercato delle pulci con delle finanziere blu di tipo tedesco. Il loro aspetto e l’espressione dei loro volti erano qui, in un certo senso, più duri, più liberi, e non esprimevano quello sdolcinato servilismo che è così evidente nel mercante russo quando è nella sua bottega davanti a un compratore. Qui non facevano nessun complimento, nonostante il fatto che in quella stessa sala si trovasse una quantità di quegli aristocratici davanti ai quali, in un altro luogo, sarebbero stati pronti, coi propri inchini, a spazzare la polvere portata dai loro stivali. Qui erano del tutto disinvolti, tastavano senza far cerimonie libri e quadri perché volevano verificare il valore della merce, e discutevano coraggiosamente e abbassavano il prezzo stabilito da degli intenditori aristocratici. C’erano molti abituali frequentatori delle aste, che avevano stabilito di frequentarne una al giorno invece di far colazione, degli intenditori aristocratici, che consideravano un obbligo non perdere l’opportunità di aumentare la loro collezione e che non avevano trovato altra occupazione tra le dodici e l’una, e infine quei nobili signori, i cui abiti e le cui tasche sono ridotti male, che vi si trovano tutti i giorni senza nessuna prospettiva di guadagno ma solo per vedere come va a finire, chi pagherà di più, chi meno, chi avrà la meglio su chi e chi si prenderà cosa. Buona parte dei quadri era buttata in giro senza il benché minimo criterio, erano mischiati ai mobili e ai libri con il monogramma del proprietario precedente che, forse, non aveva mai avuto la lodevole curiosità di dar loro un’occhiata. Vasi cinesi, lastre di marmo per tavoli, mobili nuovi e vecchi con linee curve, con grifoni, sfingi e zampe di leone, dorati e senza dorature, lampadari, lampade a olio, tutto era ammassato e non nell’ordine in cui le cose si trovano nei negozi. L’insieme costituiva una specie di caos delle arti. In generale il sentimento che proviamo di fronte a un’asta è un sentimento di paura: qui tutto somiglia a una processione funebre. La sala nella quale si svolge è sempre un po’ cupa, le finestre, ingombre di mobili



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