Radicalità by Carlo de Benedetti

Radicalità by Carlo de Benedetti

autore:Carlo de Benedetti [Benedetti, Carlo de]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2023-02-14T23:00:00+00:00


Il compito della politica

L’invenzione del telaio meccanico, nell’Inghilterra della seconda metà del Settecento, aumentò l’efficienza del lavoro, perché grazie a questa macchina si produceva di più con meno fatica. Ma non tutti se ne accorsero subito, al contrario: la prima reazione fu distruggere a calci i telai. E la parola «sabotatore» viene proprio da sabot, gli zoccoli: le calzature di legno di chi tirava pedate a quella macchina senz’anima venuta a rubare il lavoro agli umani.

Spesso la prima tendenza di fronte alle innovazioni è sabotarle, e le idee per una riconfigurazione ecosostenibile delle nostre città, delle nostre case, della nostra convivenza non fanno eccezione. Siamo pressati dalle urgenze, spesso incapaci di vedere oltre l’immediato: nessuna categoria può farsi carico del ragionamento sull’interesse collettivo e tantomeno possono farlo i singoli cittadini. È compito della politica aprire gli orizzonti di ciò che è possibile, ragionevole e giusto.

Invece, siamo afflitti da una classe politica poco preparata e malata di inerzia e di miopia, affannata a cercare soluzioni rapide per tamponare emergenze e conquistare consenso. Una politica che non sceglie e blocca il Paese o peggio asseconda gli istinti più beceri e le paure dei cittadini, sbarrando la strada a innovazioni necessarie.

Chi ha concepito l’Autostrada del Sole, che ha unito l’Italia e ha aperto territori, come quelli appenninici, rimasti chiusi per secoli su se stessi, sapeva che probabilmente non l’avrebbe vista finita. Questo non ha impedito alla classe dirigente di allora di progettarla. Oggi le grandi infrastrutture necessarie non sono più quelle per i trasporti su gomma o su rotaia: sono quelle per l’energia pulita e per il digitale.

Purtroppo, il Pnrr è un piano concepito con lo spirito della mia generazione: non contiene alcuna radicalità. Si parla troppo di autostrade e ferrovie e troppo poco di ambiente. È nato vecchio, non è l’espressione di un presente e di un futuro visti con gli occhi delle nuove generazioni. D’altra parte, abbiamo un ministro delle Infrastrutture che vagheggia le mirabolanti potenzialità del ponte sullo Stretto di Messina, mentre non abbiamo i soldi per farlo e non serve a nessuno, se non alle mafie per arricchirsi sugli appalti. Le cosiddette «grandi opere» sono fumo negli occhi, un insulto all’intelligenza del popolo che si pretende di impressionare con sfoggi di presunta potenza edificatrice.

Dobbiamo rompere il circolo vizioso che a tutti i livelli consente il mantenimento dello ­status quo, dobbiamo strappare la rete degli interessi di parte e liberare spazi per perseguire l’interesse più alto e collettivo: il diritto di tutti a una vita sana e giusta.



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