Ragazzo di Manhattan by Katharine Brush

Ragazzo di Manhattan by Katharine Brush

autore:Katharine Brush [Brush, Katharine]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa
ISBN: 9788869443770
editore: Castelvecchi
pubblicato: 2015-06-14T21:00:00+00:00


13

Così un giorno tutto andò a rotoli. Tutti i guai che covavano da tempo sotto la cenere conflagrarono di schianto in un solo indimenticabile giorno. Il destino non ebbe pietà; si rivelò un pugile fuori classe, e fuori di senno, e insaziabile; spinto su tutte le furie dall’elusività del suo agile avversario, di quel peso leggero che da tempo schivava i colpi con tanta scaltrezza, il destino a un certo punto lo agguantò, lo mise con la schiena alle corde e lo tempestò di botte. «Prendi questa. E questa. E quest’altra!». E non c’era fischietto, non c’era arbitro.

Cominciò di mattina. Fu un trattamento dosato in progressione, quasi impercettibile al principio. A colazione Missouri servì col caffè una fetta di pane bruciata. In tutta la casa non si trovò una sigaretta a pagarla a peso d’oro. Il giornale aveva, chissà come, cancellato la sua venerata firma in calce all’articolo. Contrattempi irritanti, certo; ma non ancora riconoscibili come presagi di una catastrofe imminente. Fu solo nei giorni successivi che Toby li riconobbe come tali, ricostruendo mentalmente il disastro: “Dal minuto che mi sono alzato dal letto…”.

Si era svegliato presto, rispetto agli altri giorni. Erano appena le undici quando spinse la porta del bagno per la doccia mattutina; in stato di semisonnambulismo distinse Missouri, carponi, che lavava le piastrelle del pavimento, e la mandò via con un grugnito inarticolato. Missouri raccolse secchio, stracci e spazzole, e raddrizzandosi balbettò qualche parola relativa alla colazione e alla «signora», ma Toby non ne afferrò il significato.

Poco dopo, fatto il suo ingresso in biblioteca, sveglio, coi capelli umidi, pulito e sbarbato – un essere umano, a cui mancava solo una tazza di caffè bollente – chiamò Missouri con forza. «Dove hai detto che è la signora?». Anna era uscita per un appuntamento di lavoro.

«Erano le nove», ripeté Missouri paziente. «Ha detto di dirle che torna per mezzogiorno, se non telefona prima».

Toby approvò con un cenno del capo, poi prese il giornale. «Non voglio il pompelmo stamattina, fammi una spremuta». Dando una scorsa disattenta ai titoli, cominciò a riflettere sugli eventi della notte. “Dannazione!”, fu il primo pensiero. Avrebbe dovuto mettere a posto Puff con qualche battuta, pronunciata con gentilezza – a questo punto fece una pausa, per costruire la frase adatta, e un paio di altre, quasi altrettanto buone – e con un inchino corretto, con un sorriso ironico, avrebbe dovuto lasciarla nel taxi, fare dietrofront e tornarsene a casa. Col pensiero contemplò se stesso, come sullo schermo, fare un inchino perfetto e il sorriso ironico alla Adolphe Menjou… La visione lo deliziò per un istante, poi la realtà la cancellò. “Dannazione sul serio!”.

Non voleva ammetterlo, ma Puff aveva di nuovo fatto di lui un burattino. Aprì rumorosamente il giornale, come per coprire la voce interna che formulava quell’insinuazione. Cambiò posizione: stese le gambe, le ripiegò, le incrociò. Gridò a Missouri: «E questo caffè, arriva o no?».

Al suo ritorno, Anna per prima cosa avrebbe chiesto: «A che ora sei tornato stanotte?». Lei dormiva quand’era rientrato. E poi avrebbe detto: «Hai fatto bene a telefonarmi all’una, altrimenti mi sarei preoccupata».



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