Rampini Federico - 2019 - La notte della sinistra. Da dove ripartire by Rampini Federico

Rampini Federico - 2019 - La notte della sinistra. Da dove ripartire by Rampini Federico

autore:Rampini Federico [Rampini Federico]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852093609
editore: MONDADORI
pubblicato: 2019-03-25T23:00:00+00:00


V

La sinistra dei chief executive

Oggi 10.000 donne e uomini saranno condannati a morte dalla mancanza di accesso a cure sanitarie e 262 milioni di bambine e bambini non potranno andare a scuola. Il rapporto Oxfam del 2019 aggiorna le nostre conoscenze sullo stato scandaloso delle diseguaglianze. Se l’1 per cento dei più ricchi pagasse lo 0,5 per cento in più di imposte sul patrimonio, si potrebbe salvare la vita a 100 milioni di persone e permettere a tutti i bambini di avere un’istruzione nel prossimo decennio. La questione sembra però aver perso l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale, rispetto agli anni immediatamente successivi la grande crisi del 2008. Allora nacquero movimenti come Occupy Wall Street, che denunciavano un modello di economia squilibrato nel concentrare ricchezze a beneficio dell’1 per cento della popolazione. Studi importanti, per esempio da parte di economisti come Angus Deaton, Thomas Piketty e Branko Milanović, approfondirono le nostre conoscenze sulle cause di quegli eccessi. Tra le quali spicca il ruolo del fisco, con norme scritte ad hoc per legalizzare l’elusione fiscale delle multinazionali, dei loro maggiori azionisti e dei loro top manager.

Quella stagione del dibattito pubblico fu breve e poco feconda in termini di riforme. La pressione fiscale rimane concentrata sul ceto medio, poco progressiva, con prelievi punitivi sul lavoro. La rabbia di un ceto medio impoverito ha sconvolto la geografia politica delle democrazie occidentali, dall’America al Regno Unito, dalla Francia all’Italia, ma ha inciso pochissimo sulle vere ingiustizie. I sistemi fiscali restano disegnati su misura per gli interessi delle oligarchie del denaro.

Il «New York Times» ha dedicato un ampio e documentatissimo reportage alla vicenda di Carlos Ghosn, il grande capo della Renault-Nissan finito nei guai (e agli arresti) in Giappone. Pur esemplare per la professionalità del giornalismo investigativo, l’articolo è un esempio lampante di pregiudizio ideologico. Lo considero significativo anche perché questo «incidente» riguarda tutti noi, e non mi riferisco solo al mondo dei media ma all’Occidente (America-Europa). Per il 90 per cento il reportage indaga in una direzione sola, che è quella già imboccata da molti media americani o europei: Ghosn come vittima di uno scontro politico di una vendetta dell’establishment giapponese contro un manager diventato troppo potente e, ovviamente, un outsider. Solo di sfuggita, in poche righe, l’articolo affaccia un’altra ipotesi. La più banale, quella che a chiare lettere sta scritta nelle carte della magistratura giapponese. Ghosn si è arricchito smisuratamente portando agli estremi quello che in tutto l’Occidente è diventato il costume dei top manager, casta autoreferenziale che ha il privilegio feudale di autoerogarsi ogni sorta di emolumenti e munificenze. La cosa è diventata talmente abituale che in America e in Europa non fa notizia. Lo si considera forse deprecabile, ma «naturale»: è l’economia di mercato, bellezza.

In Giappone, però, non è affatto così. La stessa inchiesta del «New York Times», sempre di sfuggita, rileva che il chief executive della Toyota – multinazionale numero uno al mondo, assai più grande della Renault-Nissan – guadagna meno di un decimo di Ghosn. Meno di un decimo! Per spiegare



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