Relic by Douglas Preston

Relic by Douglas Preston

autore:Douglas Preston [Preston, Douglas]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bur
pubblicato: 2008-02-19T23:00:00+00:00


34

Nel posto di comando provvisorio, la mano di D'Agosta si bloccò nell'atto di bussare sul vetro. Il poliziotto scrutò più attentamente l'interno.

Un tipo alto con un orrendo vestito gironzolava per l'ufficio di Pendergast. Aveva la faccia sudata e cotta dal sole, e si muoveva come se fosse il padrone del posto, prendendo documenti dalla scrivania e posandoli altrove, senza smettere di far tintinnare gli spiccioli nelle tasche.

"Ehi, amico", disse D'Agosta, aprendo la porta ed entrando. "Questa è proprietà dell'FBI. Se aspetti Pendergast, sarebbe meglio che lo facessi fuori dell'ufficio."

L'uomo si voltò. I suoi occhi erano piccoli e stretti, e incazzati.

"D'ora in avanti, tenente", disse, guardando il distintivo appeso alla cintura di D'Agosta come se ne volesse leggere la matricola, "dovrai parlare con più rispetto al personale dell'FBI che troverai da queste parti. Alle mie dipendenze. Agente speciale Coffey."

"Be', agente speciale Coffey, per quel che ne so, e finché qualcuno non mi dimostra il contrario, qui comanda Pendergast, e tu gli stai incasinando la scrivania."

L'altro fece un sorrisino, mise una mano in tasca e ne tirò fuori una busta.

D'Agosta esaminò la lettera all'interno. Veniva da Washington, e affidava all'ufficio newyorkese dell'FBI, e all'agente speciale Spencer Coffey, le indagini in corso al museo. Graffate all'ordine c'erano due note. Una, dell'ufficio del governatore, era la richiesta di cambio e accettazione di piena responsabilità per il trasferimento di poteri. La seconda, con l'intestazione del Senato degli Stati Uniti, la ripiegò senza curarsi di leggerla.

Restituì la busta. "Così, siete riusciti a fargli le scarpe, alla fine."

"Quando torna Pendergast, tenente?" domandò Coffey, rimettendo in tasca la busta.

"Che ne so?" rispose lui. "Mentre rovistavi sulla sua scrivania, potevi anche dare un'occhiata alla sua agenda, no?"

Prima che Coffey potesse replicare, la voce di Pendergast echeggiò da fuori l'ufficio. "Ah, agente Coffey! Che piacere vederti."

Quello rimise la mano in tasca per prendere la busta.

"Non serve", continuò il collega. "So perché sei qui." Sedette dietro la scrivania. "Prego, tenente, mettiti pure comodo."

D'Agosta, vedendo una sola altra sedia nell'ufficio, la occupò con un sogghigno. Sarebbe stato un piacere osservare Pendergast in azione.

"A quanto pare c'è un pazzo che si aggira nel museo, caro Coffey", disse Pendergast. "Di conseguenza, il tenente e io siamo giunti alla conclusione che si debba impedire la festa d'inaugurazione di domani sera. Questo assassino opera di notte. Ci aspettiamo altre aggressioni. Non vogliamo essere responsabili di ulteriori delitti, se il museo rimane aperto per… diciamo, ragioni pecuniarie."

"Sì", ribatté Coffey. "Be', ora non sei più responsabile. I miei ordini dicono che l'inaugurazione deve svolgersi come da programma. Rafforzeremo il servizio di polizia con altri agenti operativi. Questo posto diventerà più sicuro delle toilette del Pentagono. E ti dirò anche che, una volta finita la festa, andati a casa i grossi papaveri, prenderemo quel pazzoide. Gira voce che tu sia un buono a nulla. E sai una cosa? Non mi sorprende. Dopo quattro giorni di indagini, cosa ti ritrovi in mano? Un bel cazzo di niente. Hai perso tempo e basta."

Pendergast sorrise. "Sì, mi aspettavo una cosa del genere. Se la tua decisione è questa, d'accordo.



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