Riavviare il sistema by Valerio Bassan

Riavviare il sistema by Valerio Bassan

autore:Valerio Bassan [Bassan, Valerio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Chiarelettere


L’identità spogliata

La webcam più celebre della storia di Internet nacque nel laboratorio di informatica dell’Università di Cambridge. La piccola telecamera, di circa dieci centimetri di larghezza, inquadrava sempre lo stesso soggetto da distanza ravvicinata: una macchina per il caffè. Osservando le immagini in bianco e nero, pubblicate ogni venti secondi su un sito accessibile attraverso l’intranet dell’Università, i ricercatori potevano verificare direttamente dalle proprie scrivanie se il caffè fosse disponibile, prima di alzarsi e percorrere il corridoio che portava al laboratorio. Quando i primi browser iniziarono a supportare la trasmissione delle immagini, quelle della Trojan Room Coffee Pot – così venne ribattezzata – furono diffuse sul Web, dove chiunque poteva vederle: improvvisamente la macchina del caffè acquisì una notevole popolarità anche al di fuori delle mura dell’Università. La webcam restò attiva fino al 2001, anno in cui i dipendenti di Cambridge dovettero traslocare in una nuova sede: l’ultimo fotogramma mai pubblicato, ancora visibile online,10 mostra le dita di due mani che entrano nell’inquadratura per pigiare il tasto di spegnimento dell’apparecchio. La macchina del caffè fu poi venduta su eBay, e acquistata dalla redazione del magazine tedesco «Der Spiegel», per una cifra vicina ai 5.000 dollari. Quentin Stafford-Fraser, il ricercatore che scrisse il codice che aveva permesso alla webcam di funzionare, ironizzò sull’accaduto: «Grazie a quei soldi ci siamo potuti permettere un caffè di qualità decisamente migliore rispetto al passato, e per un bel po’ di tempo».11

Nel frattempo, a metà del 1996, un’altra webcam aveva cominciato a far parlare di sé, online. Ad accenderla era stata una studentessa americana, Jennifer Ringley, dopo averla montata all’interno della propria stanza nel dormitorio del Dickinson College in Pennsylvania. Dopo avere configurato uno script che attivava lo scatto della fotocamera ogni quindici secondi, riversò su un sito web un livestream continuativo, 24/7, di tutto quello che avveniva all’interno della sua abitazione: di notte e di giorno, sabati e domeniche incluse. Quattro volte all’ora, su JenniCam.org, la webcam riprendeva Ringley intenta a studiare, cenare, parlare con le amiche, dormire e, talvolta, anche mentre si vestiva o svestiva, oppure durante i rapporti sessuali.

Almeno inizialmente, spiegò la studentessa, si trattava di un progetto creativo, di pura sperimentazione, senza nessun interesse economico. Ma solo un anno più tardi, quando JenniCam riceveva già oltre 4 milioni di visite ogni mese, il sito introdusse una sua rudimentale “versione premium”: pagando 15 dollari all’anno sul suo conto di PayPal, la frequenza dei fotogrammi si intensificava, e la webcam inviava una nuova immagine ogni due minuti. Quelli che non pagavano, i cosiddetti “CamGuests”, dovevano invece aspettare venti minuti prima di vivere un nuovo episodio della saga di JenniCam.

Nelle faq del sito, la giovane scriveva: «Non penso di stare rinunciando alla mia privacy. Il fatto che la gente possa vedermi non mi influenza: sono sempre al sicuro nella mia stanza, qualunque cosa accada. In ogni caso, non provo mai il bisogno di nascondere quello che succede». E ancora: «Mantengo in vita JenniCam non perché voglia essere osservata, ma perché, semplicemente, non mi dispiace essere osservata».



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