Riccardino by Andrea Camilleri

Riccardino by Andrea Camilleri

autore:Andrea Camilleri [Camilleri, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: Sellerio editore Palermo
pubblicato: 2020-07-07T22:00:00+00:00


Undici

Non era manco trasuto nel portoni del commissariato che vinni assugliato da Catarella sudatizzo per l’agitazioni.

«Ah dottori dottori! Il signori e guistori dù voti tilifonò! Circava a vossia di lei di pirsona pirsonalmenti! E non avennolo trovato a lei macari la secunna vota, mi parse che s’incazzò aliquando!».

«Ma non ci va mai a mangiare ’st’omo? Come fanno tutti i cristiani? E se soffri d’inappetenza, pirchì pensa che tutti sono privi di pititto come capita a iddro?».

Aviva raggiunato ad àvuta voci, ma Catarella la pigliò come ’na dimanna arrivolgiuta a lui.

«Dottori, nenti saccio della suffirenzia di petenzia del signori e guistori».

«Che voleva?».

«Dottori, con mia non si sdignò di diri a mia la cosa che voli diri a vossia di pirsona pirsonalmenti. Mi spiecai? Lui guistori è e io sugno nenti ammiscato cu nuddru».

«Catarè, dammi il tempo di trasire in ufficio e me lo passi».

Notò supra alla scrivania ’na busta gialla, di quelle che ’na vota s’acchiamavano commirciali, l’indirizzo («AL DOTTOR SALVO MONTALBANO COMMISSARIATO DI VIGÀTA») era scrivuto a stampatello con una biro. Non c’era manco l’indicazione del mittente. Francobollo annullato col timbro di Montelusa. Feteva di littra anonima lontano un miglio.

«Dottori, assittato commodo è?».

«Sì, Catarè».

«Allura ci lo passo il signori e guistori?».

«Passamillo».

«Montalbano, ha telefonato anche a lei l’amichetto?».

Dal tono del questori, che voliva essiri sardonico, capì ’mmidiato chi era l’amichetto al quali quello s’arrifiriva. Quanno pinsava di fari lo spiritoso, il dottor Bonetti-Alderighi era semplicementi pinoso. Allura addicidì di passari tanticchia di tempo facennolo ’ntordunire.

«Purtroppo, dottore, da due anni non mi telefona più» dissi, chiuienno la frasi con una suspirata di malincunia.

«Ma che dice, Montalbano? Straparla? Due anni! Ma se appena qualche giorno fa...».

«No, dottore, non lo sento da due anni. Era un amichetto che avevo trovato in una losca platea, fumava un sigaretto e gli occhi lustri avea».

Per la virità la poesia di Sandro Penna diciva amoretto inveci che amichetto, ma tanto il signor questori che minchia vuoi che nn’accapiva di poeti e di poesie?

All’autro capo del filo non ci fu pronta reazioni.

Montalbano sintì che il questori respirava affannato assà, come a uno che ha rischiato d’annigarisi e l’hanno appena appena tirato fora dall’acqua. Doppo, il respiro si fici cchiù normali, si carmò.

«Montalbano, lei ha capito male. Non mi riferivo a quest’amichetto sul quale non intendo soffermarmi, ma al vescovo Partanna».

E ccà ti volivo, carissimo signor questori! Volivo propio che tu facivi ’sto nomi! Montalbano fici ’ndossari alla sò voci un tono tra lo sdignato e l’offiso.

«Dottore, sa perché non ho capito e non potevo capire? Perché io mai, nemmeno nei più segreti miei pensieri, ho osato considerare Sua Eccellenza il vescovo Partanna come un mio amichetto! Mai mi sarei azzardato! Sua Eccellenza è per me talmente in alto che chiamarlo amichetto sarebbe stata addirittura blasfemia!».

E ora come ti catamini, strunzo?

’Nfatti il questori, a sintiri quella dichiarazioni di profunno, divoto rispetto chiesastrico, si scantò. Vuoi vidiri, si spiò, che Montalbano e il pispico, che evidentementi aviva tante potenti relazioni a Roma, erano davero culo e cammisa? Capace che per aviri



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