Rime e lettere by Michelangelo Buonarroti

Rime e lettere by Michelangelo Buonarroti

autore:Michelangelo Buonarroti
La lingua: ita
Format: azw3
Tags: michelangelo
editore: UTET
pubblicato: 2012-12-31T23:00:00+00:00


4. Tornato a Firenze nella primavera del 1501, dopo i cinque anni romani, Michelangelo vi restò fino a tutto il 1504. Tra i lavori fiorentini del periodo sono: il David, che egli scolpì da un blocco di marmo già abbozzato quarantanni prima da Agostino di Duccio e concessogli per poco denaro dall’Opera di Santa Maria del Fiore; il San Matteo, l’unico abbozzato dei Dodici Apostoli per il Duomo di Firenze, commissionatigli nel 1503 dall’Arte della Lana e l’Opera di Santa Maria del Fiore; il Tondo marmoreo per Bartolomeo Pitti. Intorno a questi anni sono inoltre da situare: la Madonna di Bruges, il Tondo Taddei, e la Sacra Famiglia per Agnolo Doni e ancora, prima del David, forse almeno quattro delle quindici statue commissionategli per la tomba del cardinal Piccolomini, nel Duomo di Siena: due eseguite almeno in parte (San Pietro e San Paolo) e due definite su disegni (Cfr. TOLNAY, p. 29); ma di questo lavoro non parlano i biografi (Cfr. BAROCCHI, Comm. II, pp. 109-195).

Si recò a Roma alla fine del 1504 o all’inizio dell’anno successivo, forse veramente «chiamato» — come afferma Vasari (Cfr. p. 27) — da Giulio II, che gli affidò l’esecusione della sua tomba Nell’aprile 1505 partì per Carrara a scegliere i marmi e vi restò fino alla fine dell’anno. Poi tornò a Firenze e ripartì per Roma alla fine del dicembre 1505 o agli inizi di gennaio del 1506 (scoperto tra le rovine delle Terme di Tito il gruppo del Laocoonte il 14 gennaio 1506, Michelangelo lo andò a vedere con Giuliano da Sangallo, Cfr. Cart. I, Appendice, p. 360-301).

Per le vicende relative alla tomba di Giulio II valgono come documento diretto, nello stesso ambito epistolare, la lettera al Fattucci del 1523 (n° 113) e la lettera ad ignoto del 1542 (n° 168).

1. lo spedalingo: direttore e amministratore dell’Ospedale di Santa Maria Nuova, presso cui Michelangelo depositava il denaro. Era in quell’anno Leonardo Buonafede.

2. Michelangelo aveva depositato in Santa Maria Nuova 900 fiorini nel febbraio 1505 e 600 a giugno, con l’intenzione di acquistare terre «per insino a mille ducati», come dice alla fine della lettera. In realtà il padre aveva già comprato il 27 gennaio 1506 un podere e altre terre dallo spedalingo, ma il figlio non ne aveva ancora avuto notizia.

3. Sono i marmi per la tomba di Giulio II.

4. s’abacté a venirne: «si trovò ad arrivare (una barca di marmi)».

5. contratempo: «tempo cattivo».

6. I marmi si caricavano su barche a Marina di Avenza e si scaricavano a Ripa Grande, il porto fluviale di Roma. In parte rimasero a Ripa, in parte furono trasportati in piazza San Pietro, presso l’abitazione che il papa aveva concesso a Michelangelo.

7. Michelangelo aspettava altro marmo, e in quantità maggiore, prima di poter iniziare i lavori.

8. Sono i disegni per la tomba di Giulio II, che Michelangelo dice d’aver fatto in gran numero (Cfr. Milanesi, p. 429).

9. Michele di Piero di Pippo, detto Battaglino, scalpellino di Settignano.

10. Da alcuni (tra cui Milanesi) identificata con la Madonna della Scala,



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