Riverdale by Micol Ostow

Riverdale by Micol Ostow

autore:Micol Ostow [Ostow, Micol]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852093777
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


ANNOTAZIONI SUL CAMPO DI DILTON DOILEY:

Una luna di sangue.

Stasera i miei scout cammineranno verso il luogo dell’accampamento sotto la luce di una luna di sangue, un’eclissi lunare totale che disegnerà torbide strisce rosse nel cielo. E anche se l’evento non ha alcuna rilevanza astrologica, per me è innegabilmente un segno. Gli abitanti di Riverdale vogliono credere che qui non possa mai succedere niente di male, nonostante la storia insista nel dimostrarci che non è così. Il male non smette di esistere soltanto perché ci rifiutiamo di vederlo. L’ho imparato quand’ero fin troppo piccolo.

Mio padre mi diceva che mi stava facendo un favore.

Prima del favore, prima che le cose cambiassero – prima che scoprissimo com’era davvero il mondo – anche papà era stato uno scout, da ragazzo. Quando io ero piccolo, era il nostro capo squadriglia.

Circa otto anni fa avevamo il nostro annuale weekend di campeggio. Ma papà aveva un importante viaggio di lavoro quella settimana, perciò non poté venire. Mi lasciò con mio zio per il weekend e tutti andammo a Buffalo Flats come da programma.

Passammo la prima giornata a conquistare i nostri distintivi di specialità, a dedicarci a progetti di fai da te e al tiro con l’arco – roba semplice. Il giorno successivo c’era il vero evento del weekend: il rafting annuale sulle rapide. Lo zio venne sul gommone con me.

Era stato un inverno lungo e nevoso e il fiume era impetuoso e in piena. Facevamo di tutto per restare in piedi. Era inebriante, un’enorme scarica di adrenalina, finché…

Finimmo in una rapida gigante, di cui la nostra guida non era a conoscenza. In un attimo la maggior parte di noi finì sott’acqua. Mi girava la testa per il colpo di frusta. Gridai il nome di mio zio, ma non fui in grado di vederlo. Riuscii soltanto a tornare a riva.

Non fummo capaci di organizzare un tentativo di salvataggio. Non avevamo nemmeno una corda… nessuno aveva pensato di portarla. Begli scout che eravamo.

Mio padre era… be’, non è uno che dà spazio alle emozioni, ma capii che era sconvolto. Aveva perso il suo unico fratello, non avrebbe perso anche me… a nessun costo.

«Figliolo» mi disse. «Non sarai mai più impreparato.»

Diceva sul serio: mai più. Non mi sarei più lasciato cogliere impreparato dagli inevitabili orrori che ci attendono tutti quanti.

E così papà prese a addestrarmi. Cominciò una serie di prove. Ore, giorni, settimane da soli io e lui; mio padre mi mostrava ogni genere di tecniche di sopravvivenza: fare i nodi, lanciare i coltelli, identificare le piante velenose, depurare l’acqua di qualsiasi provenienza. Individuare i predatori da qualsiasi prospettiva.

Mi fece persino disinnescare delle bombe artigianali… con pessimi risultati.

«Se fosse stata una bomba vera, saremmo morti entrambi» mi disse quella volta.

«Mi dispiace. Non so…» Ero solo un bambino. Ero terrorizzato e pieno di vergogna. Non sapevo cosa fosse reale e cosa no.

Le “prove” si fecero sempre più impegnative, finché un giorno, all’uscita dall’emporio, mio padre mi passò una cravatta. «Mettitela sugli occhi, figliolo.»

Guidò a lungo. Un’ora, forse due. Persi il senso del tempo.



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