Robert Perisic by I prodigi della città di N. (2021)

autore:I prodigi della città di N. (2021)
Format: epub

14.

Il cellulare di Oleg squillava da qualche parte nei vestiti lasciati nell’atrio.

Uscì nudo dal bagno dopo la seconda doccia per cercare di lavar via la sbornia; muoveva la testa come se volesse allungare un tendine irrigidito nel collo, i capelli erano ancora bagnati, un occhio era arrossato per via dello shampoo. Stava in piedi davanti allo specchio nell’anticamera, trovò il cellulare che però aveva già smesso di squillare. Allora chiamò lui, guardandosi allo specchio: “Faccio schifo, guarda che cazzo di pancia m’è venuta… Perché ho bevuto di nuovo così tanto ieri sera?”.

Aveva avuto un incontro con un delegato del Colonnello e gli aveva riferito che stava andando tutto secondo i piani. Una cena squisita. Eppure aveva dovuto bere, non riusciva a fare altrimenti, gli sembrava che avrebbe preso fuoco da qualche parte dentro se non avesse bevuto, se non avesse annaffiato così l’incendio. Cercava di fare un favore al fegato limitandosi alla birra. Il vino solo durante i pasti e ogni tanto un superalcolico. «La birra è la bevanda dei maratoneti» aveva sentito dire una volta. L’appartamento era pieno di bottiglie. Quella mattina gli venne in mente che avrebbe dovuto stare un po’ attento alla sua salute. Stava dentro un gioco pericoloso, si trascinava appresso uno stress profondo e una paura che non voleva ammettere.

Quando Nikola gli disse che era arrivato un giornalista, Oleg chiese: «Locale?».

«No. Da fuori».

«Aspetta un attimo…».

Si mise l’accappatoio, andò nel salone e dalla finestra scrutò la chiatta che scivolava lungo il canale viennese sul Danubio.

«Maledette chiacchiere…» bofonchiò.

Nikola continuò: «Il portiere me l’ha passato al cellulare. Il tizio dice di aver sentito che si stava rimettendo in moto la fabbrica e che la cosa gli interessa. Vorrebbe parlare con me e con gli operai. Un piccolo reportage, dice».

«Anche se fosse solo pubblicità, l’attenzione dei media è in ogni caso un problema. Potrebbe portare ad altre indagini».

«Non dovrei farlo entrare?».

Oleg pensò subito che questo era il risultato di quella cena. Al contrario di quel che temeva, il guaio l’aveva creato lui e non Nikola. Si era lasciato andare a un paio di minuti di ironia borghese e, quando Lorena aveva nominato la fabbrica davanti a quel giornalista, gli era stato subito chiaro che il genio era scappato dalla bottiglia. Maledette cene! Il solo fatto di riaprire una fabbrica è un miracolo, il fatto poi di non sfruttare i lavoratori era una notizia ai limiti dell’immaginazione e non poteva sfuggire all’orecchio di un giornalista postsocialista della compagnia di Lorena.

«Volevano il capitalismo, non hanno forse votato per questo?» aveva detto quella volta Lorena, e il giornalista gli aveva chiesto in maniera simile, solo più a sfottò, dell’autogestione, poiché doveva aver subito immaginato un titolo accattivante con questa parola. Al diavolo, pensò Oleg, quando aveva deciso di avviare questa cosa non aveva messo in conto gli ingarbugliamenti storici e il fatto che non avrebbe potuto spiegare i retroscena della sua attività e la sera della cena, appena aveva capito il suo errore, aveva cercato di farsi amico il giornalista. Aveva iniziato

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