Rosa Cerrato - Delitto al Paul Klee (2012) by admin

autore:admin [admin]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2015-12-15T23:00:00+00:00

Quinta giornata – sera

Carlo aveva preparato tutto per la bruschetta e stava guardando il mare seduto sul terrazzo quando lei arrivò. Teneva Silvestro accoccolato in grembo. Lei gli corse incontro con slancio e lo baciò sulla bocca.

“Ti voglio bene, bene, bene, sono felice che sei qui”.

Carlo incredibilmente diventò rosso per il piacere.

“Davvero?”.

“Davvero. Quando non ci sei sono viva, ma solo a metà”.

“È la prima volta che me lo dici”.

“Non so perché non te l’ho detto prima. È vero. Quando non ci sei funziono, ma non vivo veramente. È... molto grave, dottore?”.

“Temo di sì, signora. La diagnosi è lampante, e di solito non c’è rimedio. Lei è innamorata”.

“E... è inguaribile?”.

“Me l’auguro proprio”, rise Carlo tirandosela in braccio e quasi schiacciando Silvestro, che istintivamente tirò fuori le unghie e miagolando irritato riparò sotto il tavolo come un razzo. Lei rimase lì, premuta contro il petto dell’uomo che le carezzava i capelli, le violette ancora in mano che profumavano a gara con il gelsomino. Dopo qualche minuto si alzò per mettere le violette in un vaso di vetro azzurro e per accendere le candele nel candelabro di ottone a quattro bracci che Carlo le aveva portato di ritorno da un viaggio. Carlo infilò il pane delle bruschette nel forno e stappò una bottiglia di Dolcetto. Lei buttò via le scarpe che atterrarono sui vasi di fiori del terrazzo, si tolse il reggiseno che la stringeva soffocando i seni abbondanti e lo buttò su una delle sedie di vimini.

“Oh oh, cominciamo bene”, fu il commento di Carlo che si precipitò a recuperare il reggiseno e ad annusarlo. Dopo la quarta bruschetta all’aglio, olio, peperoncino e pomodoro fresco e la seconda con acciughe e peperoni, e dopo il terzo bicchiere di Dolcetto Nelly si riaccucciò in braccio a lui.

“Per fortuna sei così solido. Non devo aver paura di sfondarti col mio peso”.

“Non temere, sono resistente. Com’è andata oggi?”.

“Navighiamo a vista”.

Una lunga pausa, poi lui mugolò: “Hmmm”.

“E tu, ti sei fatto qualche idea?” chiese Nelly, incuriosita.

“Ci sono alcuni punti chiave. La scuola. L’Anatra azzurra. La casa di Habib. La casa dei Pittaluga. La casa di Franci” Carlo esitò “casa tua”.

Lei lo guardò senza capire.

“Casa mia? Qui?”.

“Casa tua. Qui. Hai dato un’occhiata tra le cose di Mau, o semplicemente in giro? Se ha nascosto qualcosa?”.

Nelly rimase come folgorata. In fondo il questore non avrebbe avuto torto se le avesse tolto l’indagine. In silenzio si alzò e si diresse in camera di Maurizio. Carlo la seguì. Rivoltarono la camera da capo a fondo. La donna cercava rabbiosa, incattivita. Dover perquisire la stanza del figlio le sembrava una profanazione, ma soprattutto un’avvilente dichiarazione di fallimento come madre e come poliziotto, non averci pensato prima la riempiva di frustrazione. Per un po’ non trovarono niente di particolare, poi sul fondo di un cassetto, sotto alle magliette scolorite e rattoppate di Mau, o così, o niente, quelle nuove non le metteva, trovarono una scatolina laccata, orientale, sembrava, di quelle che vendono i negozi cinesi del centro storico. Era nera, decorata con ninfee rosa.

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