San Paolo. La Fondazione dell'Universalismo by Alain Badiou

San Paolo. La Fondazione dell'Universalismo by Alain Badiou

autore:Alain Badiou
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2015-08-08T16:00:00+00:00


Non è inesatto. Come tutti i veri teorici della verità, Paolo non crede come abbiamo visto che possa esservi una "verità storica". O, piuttosto, non crede che la verità dipenda dalla storia, dalla testimonianza o dalla memoria. Neanche Nietzsche, del resto, lo credeva. La sua dottrina genealogica, infatti, non è in nessun modo storicista. Ed è vero che l'esistenza di Cristo, senza il motivo della resurrezione, non avrebbe avuto agli occhi di Paolo più importanza di quella di un qualunque mistico dell'Oriente d'allora, per quanto pieno di talento.

Ma Nietzsche non è sufficientemente preciso. Quando scrive che Paolo ha bisogno solo della morte di Cristo e di "qualcosa di più", dovrebbe sottolineare che questo "qualcosa" non è un "in più" che appartenga alla morte, ma che è l'unico punto di reale al quale si leghi il pensiero di Paolo. E che, dunque, se egli ha "trasferito il centro di gravità di tutta quell'esistenza [di Cristo] dietro questa esistenza", non è né secondo la morte, né secondo l'odio, ma secondo un principio di sovra-esistenza a partire dal quale la vita, la vita affermativa era restituita e rifondata per tutti.

Lo stesso Nietzsche non vuol forse "trasferire il centro di gravità" della vita degli uomini dopo la loro attuale decadenza nichilista? E per questa operazione non ha forse bisogno di tre temi congiunti di cui Paolo è l'inventore, ossia la dichiarazione soggettiva che si autorizza da se stessa (il personaggio di Zarathustra), la Storia spezzata in due (la "grande politica") e l'uomo nuovo come fine della schiavitù colpevole e affermazione della vita (il Superuomo)? Nietzsche è così violento contro Paolo solamente perché, più che suo avversario, è suo rivale. In modo tale che egli falsifica Paolo quanto Paolo ha "falsificato" Gesù, se non di più.

Dire che Paolo ha posto "il centro di gravità della vita non nella vita, ma nell"aldilà' nel nulla" e che, così facendo, egli toglie "il centro di gravità alla vita in generale" (Ibidem, 43), vuol dire essere agli antipodi dell'insegnamento dell'apostolo, per il quale è qui e ora che la vita prende la sua rivincita sulla morte, è qui e ora che noi possiamo vivere affermativamente, secondo lo spirito, e non negativamente, secondo la carne, che è pensiero della morte. La resurrezione è per Paolo ciò a partire da cui il centro di gravità della vita è riposto nella vita, perché in precedenza, posto nella Legge, organizzava la sussunzione della vita sotto la morte.

Il problema di fondo è che Nietzsche, in realtà, nutre un vero e proprio odio per l'universalismo. Ma non sempre: questo santo folle è una contraddizione vivente, una spaccatura in due di se stesso. Eppure quando si tratta di Paolo, sì: "Il veleno della dottrina dei diritti 'uguali' per tutti è stato diffuso dal cristianesimo nel modo più sistematico". Quando tratta di Dio, Nietzsche predica il particolarismo più ostinato, il comunitarismo razziale più scatenato: "Una volta esso [Dio] rappresentava un popolo, la forza di un popolo, tutta l'aggressività e la sete di potenza dell'anima di un popolo [.



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