Sanctuary Line by Jane Urquhart

Sanctuary Line by Jane Urquhart

autore:Jane Urquhart [Urquhart, Jane]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788865944639
editore: nutrimenti
pubblicato: 2022-11-18T00:00:00+00:00


Capitolo 14

Come ti ho detto, mio zio amava parlare della divisione in due rami dei guardiani di fari della nostra famiglia, quelli che si erano occupati delle ‘lanterne’ d’Irlanda, e poi, dalla fine del diciannovesimo secolo, i Butler americani, come li chiamava lui, a dispetto del fatto che il loro esponente principale fosse alla fine emigrato in Canada e si fosse stabilito non molto lontano dalla fattoria dove queste storie venivano raccontate. “È nato in America”, rispondeva se qualcuno osava correggere questo dettaglio, “è venuto qui solo perché costretto”. Mia madre, che era seduta accanto al fratello quando, nel corso della sua infanzia, gli adulti della generazione precedente raccontavano quelle vicende, è ancora convinta che i fari americani fossero più grandi e migliori di quelli canadesi, più bianchi, più luminosi, che le loro lanterne fossero in grado durante una tempesta di illuminare più lontano e con migliori risultati, e che i loro guardiani, salvo una notevole eccezione, fossero più affidabili. Il ramo irlandese-americano degli agricoltori Butler godeva, a quanto pare, del medesimo dono. Erano più alti, più forti, possedevano cavalli migliori e più figli, erano stati vittime di un minor numero di cattivi raccolti, avevano costruito case più belle, e nessuno era mai stato in grado di smuoverli, letteralmente e figuratamente. Il diciannovesimo secolo per loro si era rivelato prospero e gratificante, vivevano su acque più benevole e suoli più generosi, e le loro esistenze erano già ben consolidate mentre i loro fratelli, i Butler canadesi, tagliavano la legna, scavavano pozzi e costruivano abitazioni con troppa fretta, dovendole poi abbandonare. “Fatta eccezione per la nostra bella casa di pietra”, aggiungeva, “costruita dal mio trisavolo che, nonostante le sue assurde idee politiche”, cioè la sua fedeltà alla Corona, “almeno aveva un po’ di buon senso quando si trattava di dare un alloggio alla propria famiglia”.

Non è rimasto quasi più niente del diciannovesimo secolo sulla sponda settentrionale del lago. I fienili sopravvissuti nel nostro distretto sono ridotti a scheletri: restano le travi aggraziate, gli spazi vuoti un tempo occupati dagli ampi cancelli d’ingresso, talvolta un’ultima balla di fieno in un granaio pericolante, messa lì anni fa da un contadino che ha finito per scoraggiarsi o è morto, o entrambe le cose. Di tanto in tanto si vede un giogo di buoi fissato fra due assi verticali o una bardatura appesa a un chiodo in quella che doveva essere una stalla. Questi vecchi resti, un tempo essenziali e adesso inutili, se non come oggetto di curiosità, sembrano quasi diventati parte di quelle strutture decadenti, semplicemente perché non sono stati rimossi o toccati per lungo tempo. La maggior parte delle vecchie case di legno sono state sostituite da edifici più recenti, oppure abbattute senza nemmeno essere rimpiazzate, e le loro fondamenta giacciono sepolte sotto i vasti terreni delle aziende agricole. Gli altri appezzamenti più piccoli sono tornati a ricoprirsi di cespugli, se giudicati di nessuna utilità per l’industria agricola o quando non hanno attirato l’attenzione di un immobiliarista. E negozi e magazzini dei villaggi,



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