Sarei stato carnefice o ribelle? (Italian Edition) by Pierre Bayard

Sarei stato carnefice o ribelle? (Italian Edition) by Pierre Bayard

autore:Pierre Bayard [Bayard, Pierre]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sellerio Editore
pubblicato: 2018-01-17T23:00:00+00:00


Secondo capitolo

Quadri di riferimento

Se la paura è l’elemento essenziale che mi impedisce di impegnarmi in prima persona, e se è sufficiente a spiegare la mia inazione, sarebbe sbagliato pensare che sia il solo fattore in gioco, o che sia necessariamente il più pernicioso. La paura ha un ruolo in talune circostanze, ma capita anche che non ne abbia alcuno o piuttosto, dal momento che è scusabile, che serva a dissimulare sentimenti meno confessabili.

Non è soltanto per evitare maltrattamenti fisici, infatti, che decidiamo di non impegnarci. Altre paure più discrete – come abbiamo visto nel caso degli assassini di Browning, che temevano innanzitutto lo sguardo dei loro compagni – agiscono spesso in sordina per dissuaderci dal correre rischi e incitarci a stare tranquilli e a evitare di farci notare. O, se si preferisce, ci dissuadono dal creare biforcazioni là dove sono assenti o non sono chiaramente segnalate.

***

Nel 1939 Aristides de Sousa Mendes è console del Portogallo a Bordeaux, e risiede quindi anch’egli vicino al luogo in cui mi trovo in quel momento, un momento nel quale tante traiettorie di vita cominciano a delinearsi. Questo diplomatico di formazione, come suo fratello che sarà in seguito ministro nel suo paese, è quanto di più lontano possa esserci da un anarchico.

Rispetto al conflitto che è alle porte, il dittatore portoghese, Salazar, ha scelto come Franco la neutralità, anche se via via che la guerra prosegue moltiplicherà i segni di connivenza nei confronti degli Alleati. Ma questa amichevole neutralità non si spingerà fino ad abbracciare i valori umanitari e a venire in aiuto ai rifugiati.

Come tutti i diplomatici portoghesi all’estero, il 13 novembre Sousa Mendes riceve una circolare del suo ministero, la numero 14. Essa restringe considerevolmente la possibilità di rilasciare visti ai cittadini stranieri che vogliono recarsi in Portogallo, e in particolare ai rifugiati, che hanno perso la loro nazionalità o di cui si può pensare che potrebbero avere difficoltà a tornare nel loro paese. Con ogni evidenza il provvedimento riguarda anzitutto gli ebrei.1

Il visto non viene rifiutato automaticamente a tutte queste categorie di richiedenti, ma le autorità consolari devono chiedere il consenso preliminare del ministero degli Esteri: cosa che, in tempo di guerra, comporta un ritardo considerevole, o meglio rende impossibile la concessione del visto in tempi ragionevoli. A parte qualche eccezione, si tratta perciò di un rifiuto mascherato.

Con la disfatta degli Alleati nella primavera del 1940 i rifugiati affluiscono a migliaia a Bordeaux, nella speranza di passare in Spagna o di imbarcarsi per l’Inghilterra:

Il 14 giugno Bordeaux diventa nuovamente la capitale di una Francia che ha appena subìto la peggiore disfatta della sua storia. La fila delle auto ufficiali attraversa il ponte di pietra nella sera. L’ambasciatore rumeno deve dormire due notti in macchina aspettando una sistemazione. Philippe Pétain e Pierre Laval si stabiliscono nella sede del Comune, Weygand in rue Vital-Carles. De Gaulle è all’hotel Majestic. Vicinissimo al quai Louis XVIII.

Dalla sua finestra, colui che due giorni dopo sarebbe partito per l’Inghilterra vede forse l’immensa fila dei rifugiati che aspettano davanti al consolato del Portogallo, nella speranza di ricevere il visto che potrebbe salvar loro la vita.



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