Schiavitù d'amore by Elyot Justine

Schiavitù d'amore by Elyot Justine

autore:Elyot, Justine [Elyot, Justine]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852057281
editore: Mondadori
pubblicato: 2014-11-24T23:00:00+00:00


Capitolo 6

Anche con quella pioggia il suo sorriso era in grado di fermare il traffico. Per fortuna il traffico si era già fermato da sé.

Mia madre e mio padre si voltarono sulle scale e gli lanciarono un’occhiata; poi si guardarono tra loro e infine guardarono me.

«Oh» dissi. «Questo è il mio amico Jasper. Mi ha dato un passaggio a...»

«Casa» m’interruppe Jasper, con tono forte e chiaro. «Ho dato un passaggio a casa a Sarah.»

«Entriamo e mettiamo su il bollitore» dissi. Il dramma famigliare era già di per sé abbastanza odioso, ma il dramma famigliare sotto la pioggia battente... no, grazie.

Arrivati al primo piano, dove c’era il mio monolocale, ci togliemmo le giacche bagnate e ci scrollammo di dosso la pioggia; poi io filai di corsa nell’angolo cucina e accesi il bollitore. Speravo di avere ancora abbastanza credito nella scheda prepagata per riuscire ad accendere un po’ il riscaldamento. Dopo una notte passata fuori, c’era un gelo artico. I miei genitori l’avrebbero notato.

«Siete i genitori di Sarah, vero?» chiese Jasper.

In quel momento non volevo guardarli, e concentrai tutta l’attenzione nel mettere le bustine di tè nella teiera, aprire la porta instabile del frigorifero evitando che mi rimanesse in mano, prendere il latte e annusarlo. Era buono.

«È così» disse mio padre circospetto.

«Ci siamo già conosciuti?» domandò mia madre come se stesse frugando nella memoria.

«Non penso. Jasper Jay.» Mi voltai e lo vidi scambiarsi una stretta di mano con mio padre, che continuava a rimanere perplesso.

«Sono sicura di averti già visto da qualche parte... hai un viso così familiare» insistette mia madre.

«Jasper faceva l’attore» dissi, sopra gli sbuffi del bollitore.

«Oh!» urlò, come se avesse avuto una rivelazione. «Ma certo. Eri nella Clinica dei cuori infranti.»

«Proprio così. Una penitenza per i miei peccati.»

Si diressero fino al divano e si sedettero sul chintz logoro.

«Ti ricordi, Geoff?» disse entusiasta rivolgendosi a mio padre. «Anni fa, però. Adesso ci sono tutti personaggi nuovi.»

«Non sono stato molto attento, temo» disse mio padre, un po’ brusco. «Quindi adesso non reciti più?»

«Faccio il regista» disse.

«È un brillante regista» aggiunsi io, versando l’acqua calda nella teiera. «Ha vinto importanti premi internazionali.»

«Sono stato molto fortunato e ho avuto qualche buon contatto» disse, con una modestia che gli conferiva un certo fascino. Sapevo che aveva intenzione di ingraziarsi i miei genitori per ottenere la loro approvazione e, se c’era qualcuno in grado di farlo, quello era Jasper; ma ero ancora arrabbiata per come si era intrufolato nella mia riunione di famiglia. Non volevo che la nostra relazione divenisse pubblica in quel modo e mi sentivo in trappola.

«Mi ricordi quale personaggio interpretavi?» Mia madre era rimasta un po’ indietro nella conversazione. «Il giovane cane sciolto che faceva sempre fiasco con quella consulente lunatica, come si chiamava?»

«Reilly.»

«Reilly, giusto. E tu eri... il dottor Stanwyck» affermò trionfante. «Quel personaggio mi piaceva. Difendeva sempre i suoi principi, vero?»

«Sì. Fino a quando non sono stato pugnalato in corsia da una stalker, la mia ex ragazza gelosa. Al cuore, peraltro. Tragica ironia.»

«Mi è spiaciuto quando ti hanno escluso in quel modo.



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