Schiavitù e libertà dell'uomo by Nikolaj Aleksandrovič Berdjaev

autore:Nikolaj Aleksandrovič Berdjaev [Berdjaev, Nikolaj Aleksandrovič]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Philosophy, Political
ISBN: 9788845264931
Google: m93DHAAACAAJ
editore: Bompiani
pubblicato: 2010-07-14T22:00:00+00:00

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La distinzione di cultura e civiltà è divenuta popolare dal tempo di Spengler, ma non è un’invenzione di quest’ultimo. Qui la terminologia è convenzionale. I Francesi, per esempio preferiscono il termine «civilizzazione» intendendola come cultura, i Tedeschi preferiscono il termine «cultura». I Russi in passato utilizzavano il termine «civilizacija», e dall’inizio del XX secolo dànno preferenza al termine «kul’tura». Ma gli slavofili, K. Leont’ev, Dostoevskij e altri, compresero perfettamente la differenza tra cultura e civiltà. L’errore di Spengler era racchiuso nel fatto che attribuiva un senso puramente cronologico ai termini «civiltà» e «cultura» e vi vedeva un avvicendamento di epoche. Invece, esisteranno sempre cultura e civiltà e in un certo senso la civiltà e più antica e originaria della cultura, la cultura si è formata in seguito. L’invenzione degli strumenti tecnici, degli strumenti più elementari da parte degli uomini primitivi è civiltà, così come è civiltà ciascun processo sociale. La parola latina «civiltà» indica il carattere sociale del processo designato da questo termine. Occorre indicare come civiltà un processo più collettivo-sociale, mentre come cultura un processo più individuale che si svolge in profondità. Noi per esempio diciamo che quest’uomo è di grande cultura, ma non possiamo dire che quest’uomo ha grande civiltà. Diciamo «cultura spirituale», ma non diciamo «civiltà spirituale». La civiltà designa un elevato grado di oggettivazione e di socializzazione, la cultura è maggiormente legata alla persona e allo spirito. La cultura significa l’elaborazione del materiale per mezzo di un atto dello spirito, le vittorie della forma sulla materia. È maggiormente legata all’atto creatore dell’uomo. Comunque la differenza qui è relativa, come tutte le differenze stabilite su base classificatoria. Si può chiamare l’epoca di civiltà per eccellenza quella in cui acquistano un’importanza predominante le masse e la tecnica. Questo vien detto solitamente della nostra epoca. Ma anche nell’epoca della civiltà esiste la cultura, così come anche nell’epoca della cultura esiste la civiltà. La tecnica, che abbraccia tutta la vita, esercita un’azione distruttiva sulla cultura, la spersonalizza. Ma in un’epoca simile ci sono sempre elementi che insorgono contro la marcia vittoriosa della civiltà tecnica. Tale fu il ruolo dei romantici. Esistono dei geniali creatori di cultura. Ma l’ambiente culturale, la tradizione culturale, l’atmosfera culturale sono fondati sull’imitazione allo stesso modo della civiltà. Un uomo molto colto di un certo stile di solito esprime su tutto delle opinioni imitate, mediane, di gruppo, anche se questa imitazione è venuta a formarsi in una élite culturale, all’interno di un gruppo molto selezionato. Uno stile culturale racchiude sempre in sé l’imitazione, l’assimilazione della tradizione, può essere socialmente originale al suo apparire ma dal punto di vista individuale non è originale. Mai il genio ha potuto accomodarsi pienamente nella cultura, e la cultura ha sempre cercato di trasformarlo da animale selvatico in animale domestico. È passibile di socializzazione non solo il barbaro, ma anche il genio creatore. L’atto creativo, in cui si trovano selvatichezza e barbarie, si oggettiva e si trasforma in cultura. La cultura occupa una zona mediana tra la natura e la tecnica, e spesso si trova schiacciata tra queste due forze.

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