Scritture per la scena by Luigi Allegri

Scritture per la scena by Luigi Allegri

autore:Luigi Allegri
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Universale Laterza
ISBN: 9788858144862
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2021-04-15T00:00:00+00:00


5.

Il tempo e lo spazio

La drammaturgia istituisce il tempo entro cui le vicende devono accadere, ma i perimetri di tempo che essa istituisce sono in realtà due, e diversi. Il tempo della storia rappresentata può occupare periodi brevissimi (qualche ora) o lunghissimi (mesi o anni). La vicenda della Signorina Julie di Strindberg si svolge in qualche ora, quella del Lungo pranzo di Natale di Thornton Wilder in novant’anni. Eppure sono entrambi degli atti unici di breve durata, sia alla lettura sia alla rappresentazione. Da un lato, quindi, c’è il tempo della storia rappresentata e, dall’altro, il tempo della scrittura drammaturgica, che coincide col precedente solo nei rari casi dei monologhi o di testi in presa diretta, in cui cioè la durata dello spettacolo sia la stessa dell’azione rappresentata, senza soluzione di continuità. In tutti gli altri casi è necessario che il drammaturgo sottoponga il continuum temporale a un’operazione prima di selezione, eliminando quanto in termini di tempo non è essenziale al suo discorso, e poi di montaggio. Nel testo dunque il tempo è condensato. Solo attraverso questa operazione di montaggio e di condensazione è possibile che a una scena, un atto, una situazione ne seguano immediatamente altri che nella realtà sarebbero distanti nel tempo, poco o tanto. Si tratta in sostanza dell’operazione di cui parla ancora il Coro dell’Enrico V shakespeariano, quando raccomanda agli spettatori appunto un’attività di montaggio, «saltando gli intervalli del tempo / e condensando le imprese di molti anni / nel giro d’una clessidra». Il tempo del dramma è dunque reale, perché un’azione o un discorso hanno una durata non comprimibile o dilatabile, e insieme artificiale, perché quell’azione o quel discorso si compongono in una struttura che non rispetta la continuità naturale del tempo, sottoponendola a condensazioni, dilatazioni, sovrapposizioni tra presente e passato, ecc.

La situazione in realtà è ancora un poco più complicata. Perché la drammaturgia, lo abbiamo detto, è rappresentazione di azioni, di eventi, e per definizione gli eventi sono declinati al presente. Quando un evento accade, è lì e ora, in quel luogo e in quel momento. Queste caratteristiche, che appartengono all’evento, appartengono anche alla rappresentazione dell’evento, per cui lo spettacolo che guardiamo si svolge necessariamente nel nostro presente, anche se le vicende appartengono alla Grecia classica o alla società ottocentesca. Perché anche il tempo dello spettacolo, che è un fenomeno della vita reale, è un continuum temporale, è durata non condensabile. È come scrive Peter Szondi nella Teoria del dramma moderno: «il decorso del tempo nel dramma è una successione assoluta di “presenti”». La drammaturgia, stretta tra il continuum della realtà che è chiamata a rappresentare e che è obbligata a spezzettare per renderla rappresentabile, e il continuum dello spettacolo che è destinata a prevedere, che è anch’esso di durata non comprimibile, è costretta dunque a un’artificializzazione del tempo, che assumerà forme diverse a seconda delle convenzioni teatrali delle varie civiltà.

Nel teatro classico dell’antichità e nel teatro classicista del Rinascimento è ad esempio in opera un espediente di tecnica drammaturgica che tenta di ridurre



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