Sfidare il cielo by Marco Cattaneo

Sfidare il cielo by Marco Cattaneo

autore:Marco Cattaneo [Cattaneo, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2020-04-23T12:00:00+00:00


14

UNA SQUADRA SENZA CASA

20 DICEMBRE 1956

HONVÉD VS. ATHLETIC BILBAO

Seduto sul divano del nonno, Simon si avvicinò alla foto così tanto che ci picchiò contro con la punta del naso.

«Ma dai nonno, sei davvero tu?»

L’immagine era sfuocata, in bianco e nero, e per giunta un po’ ingiallita dal tempo. Ma che il calciatore immortalato nello scatto fosse un portiere… be’, lo capiva anche lui. Solo che il nonno mica giocava in porta!

Zoltán piegò con cura il giornale che stava leggendo.

«In carne e ossa» confermò, prima di invitare il nipote a girare la foto e a leggere quello che era scritto nell’angolo in basso a destra.

«20 dicembre 1956» sussurrò Simon corrugando la fronte. Erano passati trent’anni.

Il nonno posò il giornale sul tavolino accanto al divano e fissò il nipote.

«In realtà qui in Ungheria tutto è cominciato prima, il 23 ottobre 1956 per l’esattezza. Ci fu una manifestazione pacifica organizzata da un gruppo di studenti e a cui anch’io partecipai. Protestavamo contro Mátyás Rákosi, il dittatore che in quegli anni guidava l’Ungheria ed esercitava il potere con violenza, arrestando o eliminando chi non la pensava come lui. Allora noi ragazzi ci radunammo, chiedendo che al suo posto ci fosse Imre Nagy, uno dei più grandi eroi della nostra storia… Nagy voleva un’Ungheria più libera, più democratica, perché neppure a lui piaceva l’influenza che l’Unione Sovietica esercitava sul Paese, sui cittadini, insomma su tutti noi, dalla fine della Seconda guerra mondiale. Però in realtà…»

Simon sbuffò interrompendo il nonno. «Sì, lo so: noi ungheresi facevamo parte del blocco sovietico, che era contro quello occidentale capeggiato dagli Stati Uniti… almeno stavolta lasciamo perdere la guerra fredda, ok? Non so come fai a ricordarti perfino le date così bene! A me piacciono le storie dei derby di calcio, casomai…»

Zoltán ridacchiò. Suo nipote era un tipetto sveglio, ma aveva poca pazienza. Sospirò, ripensando a quando i derby li giocava lui.

«D’accordo» rispose immergendosi nei ricordi. «Nel calcio di quegli anni spiccavano due grandi squadre: il fortissimo Real Madrid di Francisco Gento e Alfredo Di Stefano e poi noi, la Honvéd di Budapest.» Si fermò e tirò un bel respiro.

«Non starai per dire che eravate i più forti del mondo, vero?»

Simon lo fissava con quegli occhietti vispi scuri e il nonno non riuscì a rimanere serio.

«Esattamente» disse sorridendo. «Per non parlare della nostra nazionale ungherese! È stata un punto di riferimento per la tattica e l’organizzazione calcistica, tanto che molte squadre hanno poi cercato di imitarne il gioco e gli schemi… non a caso era composta quasi esclusivamente da giocatori dell’Honvéd come me!»

Zoltán si tolse gli occhiali e iniziò a pulirli con un panno, mentre proseguiva nel racconto. «Eravamo noi il nucleo dell’Ungheria che vinse le Olimpiadi nel 1952, e di quella che purtroppo due anni dopo venne sconfitta dalla Germania nella finale di Coppa del Mondo. Quella nazionale tra il 1950 e il 1954 vinse ben trentadue partite consecutive, e veniva proprio dall’Honvéd. Del resto siamo stati campioni d’Ungheria per cinque volte proprio negli anni Cinquanta» puntualizzò con orgoglio controllando le lenti.



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