Sherlock Holmes Christmas Carol by Enrico Solito

Sherlock Holmes Christmas Carol by Enrico Solito

autore:Enrico Solito
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
editore: Delos Digital srl, Milano
pubblicato: 2013-11-28T16:00:00+00:00


Note

6 Questi concetti furono espressi da Holmes anche in “The Adventure of Charls Augustus Milverton”, avvenuto tra il ‘94 e il ‘99 e pubblicato nel 1904.

Capitolo 6

L’ispettore arrivò sbuffando, rosso come un tacchino, e ansimando come una locomotiva a vapore.

– Sono venuto di corsa, Holmes! – esordì riprendendo fiato.

– Non mi dica: non avrei mai pensato di vederla – fece gelido il detective. – Si sieda pure, ispettore, – proseguì inarcando un sopracciglio, dopo che quello era sprofondato in una poltrona – che le devo raccontare due o tre cosine. Lei ha eseguito le mie istruzioni, però?

– Certo che sì: di qui a un’ora Londra pullulerà di agenti in borghese e un gruppo sarà alle nostre calcagna dovunque andiamo. Ma…

Il mio amico, in poche frasi succinte, spiegò all’esterrefatto ispettore il risultato delle sue ricerche.

– Questo è un omicidio rituale, Kay. Quelli della setta uccidono gli esseri che giudicano inferiori: gialli, neri, indù, sempre nello stesso modo. Gli assassini sono diversi perché molti sono i membri della società: Longfellow invece è stato ucciso perché stava per tradire, o era sospettato di farlo.

– Incredibile. Qui, in piena Londra… E io che avevo chiuso il caso! Ma come ha fatto a insospettirsi?

– Mai fidarsi delle soluzioni troppo semplici – sentenziò Holmes. – Sono proprio i casi banali, apparentemente semplici, quelli in cui l’investigatore rischia di commettere i suoi più gravi errori. Senta un po’ Kay: qual è il ladro che aspetta nella nebbia il poveretto da rapinare, in una notte in cui fuori non esce nessuno? Quante possibilità avrebbe avuto che gli capitasse a tiro qualcuno? Era evidente che Longfellow era stato seguito fin dalla sua uscita dal Club. Ma che bisogno c’era di ucciderlo per rapinarlo? E in quel modo, poi? Non c’è stata alcuna colluttazione: l’assassino prima lo ha sgozzato di sorpresa, poi ha preso il portafoglio: era evidente che era stato sottratto solo per darci una falsa pista. Ma io non ho finito il mio resoconto. Come Watson ha notato mi sono travestito di nuovo, e con grande impudenza mi sono presentato questo pomeriggio al salotto di Lady Y… presentandomi come un importante professore di Chicago di passaggio a Londra. I miei gemelli e alcuni rituali appresi al tempo delle mie ultime indagini su storie simili sono stati sufficienti.

– E lo scopo?

– Allarmarli. Ho raccontato di indagini, di affiliati che tradivano, di strane congiunzioni astrali sfavorevoli. E poi, verso le cinque, un vero “coup de maitre”, se me lo consente, amico mio: sono andato in “trance”.

– Come, come?

– Ecco: avevo fatto sapere loro che in momenti di particolare concentrazione ero in grado di avere “illuminazioni”, contatti con il soprannaturale. Ho fatto in modo che mi chiedessero di mostrare le mie qualità: hanno abbassato le luci, hanno creato l’atmosfera adatta… e io ho svolto la mia piccola sceneggiata. Dio mi perdoni, Watson, credo di averli imbrogliati per bene.

– Ma a che scopo dunque?

– Sapevo che l’assassino di Longfellow, se non era direttamente tra loro, era comunque del loro giro. Così ho



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