Shock economy. L'ascesa del capitalismo dei disastri by Naomi Klein; I. Katerinov

Shock economy. L'ascesa del capitalismo dei disastri by Naomi Klein; I. Katerinov

autore:Naomi Klein; I. Katerinov
La lingua: it
Format: mobi
ISBN: 9788817023467
editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
pubblicato: 2008-01-01T23:00:00+00:00


12.

L'identità capitalista.

La Russia e la nuova era del mercato barbaro.

Lei si è reso amministratore fiduciario di coloro che, in ogni Paese, cercano di porre rimedio ai mali della nostra condizione mediante esperimenti ragionati all'interno della struttura del sistema sociale esistente. Se lei fallirà, il cambiamento razionale sarà gravemente compromesso in tutto il mondo, lasciando ortodossia e rivoluzione a combattersi all'ultimo sangue.

John Maynard Keynes in una lettera al presidente ED. Roosevelt, 1933.

Il giorno di ottobre del 2006 in cui feci visita a Jeffrey Sachs, New York era avvolta da una cappa umida e grigia di pioggia sottile, interrotta, più o meno ogni cinque passi, da un'esplosione di rosso vivo. Era la settimana scelta per il lancio in grande stile della marca Product Red di Bono, e la città era oggetto di un vero e proprio blitz. iPod rossi e occhiali da sole rossi di Armani ammiccavano dai cartelloni appesi ai palazzi, ogni fermata dell'autobus era decorata con foto di Steven Spielberg o Penèlope Cruz vestiti di rosso, ogni negozio Gap in città si era buttato anima e corpo nel lancio e l'Apple Store sulla Fifth Avenue emetteva un bagliore roseo. "Può una canottiera cambiare il mondo?" chiedeva un cartellone. Sì che può, ci assicuravano, perché una parte dei profitti sarebbe andata al Fondo globale per la lotta all'Aids, alla tubercolosi e alla malaria. "Shop till it stops!", compra finché non finisce, aveva proclamato Bono, nel mezzo di una spedizione di shopping con Oprah Winfrey trasmessa in tv due giorni prima.

Avevo il sospetto che la maggior parte dei giornalisti desiderosi di parlare con Sachs quella settimana avrebbero chiesto l'opinione dell'economista superstar su questo nuovo sistema alla moda per raccogliere fondi a scopo umanitario. Dopotutto, Bono chiama Sachs "il mio professore", e una foto che li ritrae insieme fu la prima cosa che vidi entrando nell'ufficio di Sachs alla Columbia University (ha lasciato Harvard nel 2002). Nel bel mezzo di questa beneficenza glamour, mi sentii un po' guastafeste, perché volevo parlare dell'argomento a lui più odioso, quello che l'ha condotto a minacciare di sbattere il telefono in faccia agli intervistatori. Volevo parlare della Russia e di cosa andò storto laggiù.

Fu in Russia, dopo il primo anno di shockterapia, che Sachs iniziò la sua transizione personale, da dottor shock globale a uno dei più accaniti sostenitori degli aiuti ai Paesi poveri. È una transizione che, in questi anni, l'ha messo in conflitto con molti ex colleghi e collaboratori nei circoli di economia ortodossa. Ma Sachs ritiene di non essere stato lui a cambiare: è sempre stato convinto della necessità di aiutare i Paesi a sviluppare economie di mercato sostenute da generosi aiuti e remissioni del debito. Per anni ha ritenuto possibile ottenere questi obiettivi lavorando con il Fmi e la Tesoreria americana. Ma quando si trovò sul campo in Russia, il tenore delle discussioni era cambiato e lui si scontrò con un tale livello di indifferenza ufficiale che rimase scioccato, e si pose su un terreno di aperto conflitto con l'establishment economico americano.

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