Snowden Edward - 2019 - Errore di sistema by Snowden Edward

Snowden Edward - 2019 - Errore di sistema by Snowden Edward

autore:Snowden Edward [Snowden Edward]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Political Science, Intelligence & Espionage, Social Science, Sociology, General
ISBN: 9788830454682
Google: e7SuDwAAQBAJ
Amazon: B07VZTX2Y3
Goodreads: 48192343
editore: Longanesi
pubblicato: 2019-09-15T22:00:00+00:00


17

LA CASA SULLA «NUVOLA»

Nel 2011 ero tornato negli Stati Uniti. Il mio datore di lavoro era sempre Dell, ma adesso ero legato alla mia vecchia agenzia, la CIA. In un tiepido giorno di primavera, rincasando dopo il mio primo giorno del nuovo lavoro, fui divertito nel notare che la casa in cui mi ero trasferito aveva una cassetta delle lettere. Non era niente di che, solo una di quelle caselle che si trovano nei condomini di città, eppure mi fece sorridere: per anni non avevo avuto una cassetta delle lettere e questa non l’avevo ancora mai controllata. Neppure mi sarei accorto della sua esistenza se non fosse stata traboccante di junk mail indirizzata AL SIG. EDWARD J. SNOWDEN O ALL’ATTUALE OCCUPANTE. Le buste contenevano buoni sconto e volantini pubblicitari per prodotti casalinghi. Qualcuno aveva saputo che mi ero appena trasferito.

Mi tornò alla mente un episodio della mia infanzia, quando avevo controllato la posta e avevo trovato una lettera indirizzata a mia sorella. Avrei voluto aprirla, mia madre non me lo aveva permesso, e io le avevo chiesto perché. «Perché non è indirizzata a te», mi aveva risposto lei, spiegandomi che aprire le lettere spedite a qualcun altro – anche quando si trattava solo di un biglietto di auguri o di una catena di sant’Antonio – non era una cosa molto carina da fare. Anzi, di fatto era un crimine. E quando le avevo chiesto che genere di crimine fosse, mi aveva risposto: «Uno grave, caro. Un crimine federale».

Mi fermai al posteggio, stracciai le buste a metà e andai a gettarle nella pattumiera.

Nella tasca del mio nuovo completo Ralph Lauren avevo un iPhone nuovo. Indossavo nuovi occhiali Burberry. Portavo un nuovo taglio di capelli. Avevo con me le chiavi di questa nuova casa a Columbia, nel Maryland, il posto più grande in cui avessi mai vissuto e il primo che sentissi davvero mio. Ero ricco, o almeno così pensavano i miei amici. A dirla tutta, stentavo a riconoscermi.

Avevo deciso che era meglio vivere negando l’evidenza, semplicemente facendo un po’ di soldi, per rendere migliore la vita delle persone che amavo: dopotutto non era quello che facevano tutti gli altri? Ma era più facile a dirsi che non a farsi. Negare l’evidenza, intendo. I soldi, invece, arrivavano con facilità; con così tanta facilità da farmi sentire colpevole.

Calcolando Ginevra, e senza contare i periodici ritorni a casa, ero stato via dal mio paese per quasi quattro anni. Gli Stati Uniti nei quali ero tornato erano una nazione diversa da quella che ricordavo. Non arriverei al punto di affermare che mi sentivo uno straniero in patria, certo è che molto spesso mi trovavo impantanato in conversazioni che non riuscivo a capire. Una frase su due riguardava show televisivi e film che non conoscevo, oppure gli scandali che avevano colpito qualche celebrità di cui non m’importava nulla, e non sapevo come rispondere. Non avevo nulla da dire in proposito.

Pensieri contrastanti mi piovevano addosso come i pezzetti del Tetris e faticavo per metterli al loro posto, così da farli scomparire.



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