So che ci sei (Italian Edition) by Elisa Gioia

So che ci sei (Italian Edition) by Elisa Gioia

autore:Elisa Gioia [Gioia, Elisa]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858513620
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2015-06-29T22:00:00+00:00


17

«Gioia, sei uno schianto!» disse Bea quando sui miei tacchi dodici feci la mia entrata al Gotha.

Quella sera avevo impiegato ben due ore e tre cambi d’abito prima di darmi l’okay davanti allo specchio.

Avevo seguito pari passo un tutorial di Cliomakeup, raccolto i capelli in una coda morbida e avevo indossato la mia solita divisa da mormone in lutto costante.

Vestito nero, chiodo di pelle sempre nero e scarpe nere.

Ero il ritratto della felicità.

Avrei voluto dare buca, ma non era la serata per piangermi addosso e commiserarmi davanti al solito barattolo di gelato.

Era l’occasione giusta per dimostrare a Matteo che vivevo anche senza di lui, volevo farlo schiattare di rabbia quando mi avrebbe vista bella, tirata a festa e per nulla provata dalla fine della nostra storia.

«Ciao, Bea» gridai per sovrastare la musica che usciva dall’impianto del locale. «Dove sono le altre?»

«Ci stanno aspettando nel privé, vieni.» Mi porse un cocktail e mi accompagnò dalle altre. «Mio Dio, Gioia. Ci siamo tirate a lucido stasera.»

«Ho fatto la guerra con l’armadio.»

«Be’, stai benissimo.»

Nonostante fossero da poco passate le dieci di sera, il Gotha pullulava già di gente. Se dall’esterno sembrava un semplice edificio fatiscente di mattoni, appena superavi i controlli del buttafuori ti ritrovavi in un altro ambiente. Un po’ come Alice nel Paese delle Meraviglie.

Il design era moderno, l’arredamento trasudava ricchezza ed eleganza come i clienti del locale stesso. Imprenditori, uomini che lavoravano nella finanza, banchieri e talent scout in borghese. E per borghese intendevo costosi abiti firmati.

«Neanche tu sei male.» Bea indossava un vestito inguinale color oro, con una scollatura davanti e dietro che metteva in mostra tutto quello che c’era da vedere. Portava dei sandali alla schiava con dei tacchi altissimi e i capelli erano una massa bionda di ricci ben definiti. Come quelli della pubblicità della piastra per onde perfette.

Lei era divina, se io mi fossi vestita così mi avrebbero chiesto quanto prendevo a serata.

«Mi stavi aspettando all’entrata con un cocktail?» le domandai assaggiando il mix di fragola e vodka che avevo nel bicchiere.

«So che ne avresti avuto bisogno per allentare un po’ la tensione» disse, guidandomi nel lounge del locale. Mi abbracciò stretta e mi sussurrò all’orecchio: «Andrà tutto alla grande».

In effetti non ero mai stata tanto nervosa in vita mia.

Sapevo che questa serata era per Matteo e i ragazzi la prova del nove, e, nonostante la rabbia che provavo ancora per il tradimento del mio ex, speravo con tutto il cuore che andasse bene. Li avevo visti notti e giornate intere a provare, a trovare gli accordi perfetti, li avevo accompagnati in giro con il loro furgoncino sgangherato per farsi conoscere il più possibile, li avevo visti suonare in locali per cifre da elemosina. Poi era arrivato il successo nazionale, il tour, le settimane passate a non vedere o sentire Matteo perché era chiuso in sala d’incisione. Insomma, mi sentivo parte del progetto Sounds.

«Siamo qua!», urlò Ludo da un divanetto.

Le raggiungemmo proprio quando le luci si spensero e le casse sparse per il locale cominciarono a suonare una musica di introduzione.



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