Sogno bianco by Gabriele Romagnoli

Sogno bianco by Gabriele Romagnoli

autore:Gabriele Romagnoli [Romagnoli, Gabriele]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2022-08-24T12:00:00+00:00


Aveva continuato a camminare nell’opposta direzione per tutta la vita. Soltanto lui sapeva quale fosse il traguardo, aveva molto da dimostrare e l’avrebbe fatto. Si era preso quel nome per sua madre, ma lei l’aveva guardato incredula, come quando da piccolo faceva un’immensa sciocchezza. Non aveva avuto la forza di redarguirlo, neppure di replicare. Aveva scosso la testa, chiuso gli occhi. Soltanto in quel momento aveva capito che quell’uomo, suo padre, lei non l’aveva mai amato. Avrebbe preferito un figlio ingegnere con il suo cognome che costruiva la funivia verso il ghiacciaio, piuttosto che un Motta destinato a chissà cosa. Non lo vide diventare niente di quel che sarebbe stato. Sei mesi più tardi il suo cuore malato si fermò. Leonardo Motta si trasferì a Milano, trovò un lavoro in una ditta di costruzioni, fece carriera, poi decise di avviare la propria impresa. Tornò verso la montagna, ma si insediò sul versante opposto, in passato nemico e ora rivale. Lì progettò un’altra grande opera: la diga. Come la funivia aveva fatto dall’altro lato, avrebbe cambiato la vita da questo, anche se meno radicalmente. Fu un grosso affare e lo rese un uomo ricco, ma dalla sommità della diga continuava a guardare con insopprimibile nostalgia la stazione d’arrivo della funivia. Non si avvicinò mai, non ci salì mai a bordo, non ne parlò neppure. Non criticò pubblicamente quel che avrebbe fatto in modo diverso. Non raccontò mai che il progetto originario era suo. Cambiava canale alla televisione o alla radio ogni volta che ne sentiva parlare. Dovunque dovesse andare, puntava nell’altra direzione, anche se questo avesse significato, e spesso significava, un percorso più lungo. Pagava con la moneta del tempo il dono dell’atarassia.

Una vigilia di Natale riconobbe in paese una giovane donna incontrata nella metropoli a una serata mondana, l’inaugurazione di un albergo. Sebbene fosse timido, si fece forza e si avvicinò. Si ricordava di lui, ma davvero viveva lì, doveva essere una cosa stupenda, particolare diciamo. Lei era in vacanza, ma sarebbe tornata a febbraio, per sciare. La sua irrequietezza le faceva sempre fare la spola tra due località, due mondi e, spesso, due uomini. Cercava sempre quel che non aveva, non perché le mancasse, ma perché esisteva lontano da lei e raggiungerlo le dava una pace momentanea. Come da progetto di Leonardo, mai apertamente condiviso, entro la fine dell’anno erano sposati. Suo padre, a quel punto il cavalier Enrico Motta, gli fece il più grande regalo di matrimonio: morì. Un mese prima delle nozze. Alla cerimonia era presente anche il notaio che si era occupato dell’eredità, destinando a Leonardo un terzo del patrimonio Motta, del “panettone” come amava dire con una battuta vecchia di decenni. La divisione era stata fatta in modo che agli altri due fratelli restassero la proprietà dei beni immobili e il controllo delle aziende. Leonardo era stato liquidato in denaro, con tanto denaro che avrebbe potuto comprarsi ciò che voleva. E lui voleva una sola cosa: la sua funivia. Avrebbe chiuso il cerchio e dentro ci sarebbe stata inscritta la raggiunta felicità.



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