Sorj Chalandon - Il giorno prima (2021) by Anonymous

autore:Anonymous [Anonymous]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2022-03-06T00:00:00+00:00

13.

Il nuovo venuto

Allarghi gambe e braccia».

Ero in piedi e nudo. Un’altra volta.

No, non nascondevo niente. Né nei capelli, né nelle orecchie, né sotto le ascelle, né tra le mani. Stavo con la bocca aperta, il culo pronto a essere ispezionato. Le guardie avevano dei guanti usa e getta. Uno di loro portava una mascherina da chirurgo. Il carbone non mi ricopriva più la pelle, come succedeva a chi tornava alla luce dal fondo. La ombreggiava, semplicemente. Come un carboncino steso con il dito, nascosto tra le mie rughe, le mie crepe, mi disegnava il corpo con il dolore.

«Si pieghi in avanti».

Guardavo il pavimento.

«Tossisca».

I miei piedi ghiacciati sul cemento. I miei vestiti ammucchiati su una panca, alla mia sinistra.

«Niente cappuccio in prigione» aveva detto un sorvegliante.

Aveva confiscato la felpa grigia.

L’uomo con la mascherina mi chiese se volevo fare una doccia.

«Chieda di lavarsi, è un suo diritto» mi aveva detto l’avvocata.

Ma io avevo aspettato che me lo proponessero loro. Dopo i poliziotti, i gendarmi e i giudici, il mio tempo era quello dei sorveglianti. Loro avevano le chiavi, io non ne avevo nessuna. Mi lasciai spogliare, frugare. Per la prima volta dal mio arresto, diedi il mio cognome, il mio nome, la mia data di nascita. E anche il mio volto per la foto, la mia mano per le impronte. Avevo un numero di matricola. Sei cifre d’identità. Firmai quello che volevano.

La porta si era richiusa,

Michel Delané non poteva più fare niente per me.

Non avevo né orologio né soldi, nient'altro se non la fede. Potei tenerla. In fondo alla tasca resistette il frammento di carbone. Quando rovesciarono i pantaloni, quello rimase attaccato al filo della cucitura.

Portavo con me un pezzo di Saint-Amé.

«Domani mattina vedrà un medico, va bene?»

Sì, andava bene.

Non capii chi fosse l’uomo che mi ricevette. Il direttore della prigione, un suo subordinato? Parlava dolcemente, come a un malato prima di un intervento chirurgico. Avrei ricevuto un opuscolo d’accoglienza. Mi avrebbero spiegato obblighi, diritti, come fare alcune procedure, certe richieste. Il regolamento interno era consultabile in biblioteca. La legge della prigione. Mi consigliava seriamente di leggerlo. Quella notte sarei stato isolato nel “quartiere nuovi arrivati”. Ci sarei dovuto restare qualche giorno, due settimane, non di più. Tempo che l’amministrazione capisse chi fossi.

«Chi sono?»

Lui aprì le mani. Sì, che tipo di persona.

«Verrà valutato» mi aveva avvisato l’avvocata.

Per cercare di capire se fossi vulnerabile, violento, depresso, suicida. Se potessi essere lasciato da solo in cella o se fosse meglio che condividessi il mio spazio. Per i vestiti si sarebbe deciso più avanti. La mia avvocata aveva contattato la cancelleria del carcere.

Dopo la matricola, mi diedero una carta d’identità interna, un coprimaterasso, delle lenzuola, due coperte, del sapone, uno shampoo, uno spazzolino da denti, del dentifricio, la schiuma da barba e tre rasoi usa e getta. E anche di che scrivere, tre buste già timbrate, un piatto, un bicchiere, una scodella, due cucchiai, una forchetta e un coltello a punta piatta. Insieme a biancheria intima, calzini, una salvietta e un asciugamano che sapevano di aceto.

scaricare

Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.