Sotto lo stesso cielo by Giulia Pompili

Sotto lo stesso cielo by Giulia Pompili

autore:Giulia Pompili [Pompili, Giulia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-05-12T12:00:00+00:00


IV

La Corea del Nord: tutt’altro che uno Stato impossibile

I choco pie sono degli snack di marshmallow e cioccolato molto popolari in Asia orientale, con un caratteristico packaging rosso, prodotti dalla sudcoreana Orion. I sudcoreani che fino a qualche anno fa lavoravano nel complesso industriale di Kaesong, situato in territorio nordcoreano, subito oltre il confine del 38o parallelo, non si spiegavano perché i choco pie, distribuiti dai capi delle aziende come ricompensa per i dipendenti, sparissero nel giro di poche ore. Eppure nessuno degli oltre cinquantamila nordcoreani che lavoravano nel complesso veniva mai beccato a mangiarne uno. Col tempo, si è scoperto dove finivano le merendine: sul mercato nero. I nordcoreani potevano ricevere fino a venti choco pie al giorno, ma preferivano tenerseli. Se li portavano a casa e poi li rivendevano gonfiando i prezzi, fino all’equivalente di 10 dollari americani per confezione. Gli snack erano diventati merce di scambio, valuta alternativa, perfetti per corrompere le guardie e arrotondare lo stipendio. A un certo punto ne giravano così tanti che i choco pie sono stati banditi dall’area di Kaesong, su richiesta del Nord. Questa storia viene raccontata spesso per dimostrare due cose. La prima è che i nordcoreani non sono dei mostri, non sono degli automi, dediti soltanto al socialismo come spesso vengono raccontati: per esempio, gli piace il cioccolato. La seconda è che la popolazione nordcoreana non è quella granitica entità impenetrabile delle parate militari di massa che siamo abituati a vedere nei telegiornali: ovunque ci sia una connessione con il mondo esterno, si mostra interessata.

La Corea del Nord è un posto molto complicato da capire. È l’ultima frontiera di una ideologia che nel resto del mondo è crollata con la fine dell’Unione Sovietica. Il potere a Pyongyang è cambiato, si è trasformato, così come i nordcoreani si sono adattati al mondo che cambia: non si spiegherebbe, altrimenti, l’alto livello di ingegneri e hacker che vengono da quello che fino a poco tempo fa era definito da gran parte dei media «il paese più isolato del mondo». L’espressione ha qualcosa di molto evocativo, ma nel mondo contemporaneo ci sono pochi luoghi che possono considerarsi davvero isolati, e nonostante questo continuare a sopravvivere.

Parte di quello che viene sintetizzato con l’isolamento della Corea del Nord è una conseguenza delle sanzioni internazionali, imposte per cercare di limitare il suo programma nucleare e missilistico, che nonostante tutto negli ultimi anni ha fatto giganteschi passi in avanti. Perché al di là delle sanzioni, Pyongyang ha continuato a fare affari con diversi paesi nel mondo (la Cina prima di tutto, e poi la Russia, l’Iran, ma anche paesi europei come l’Italia) grazie a un sistema di elusione delle sanzioni molto furbo e difficile da controllare. L’altro lato dell’isolamento della Corea del Nord è quello imposto dalla leadership, e riguarda non solo il maniacale controllo delle frontiere, ma anche la comunicazione (e quindi la propaganda), la fedeltà della popolazione e la repressione della dissidenza. Il centro del potere della capitale è ormai lontano dalle idee comuniste della fine degli anni Quaranta.



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