Sparire a Buenos Aires by Eloìsa Dìaz

Sparire a Buenos Aires by Eloìsa Dìaz

autore:Eloìsa Dìaz [Dìaz, Eloìsa]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2021-05-27T12:00:00+00:00


16

(2001)

Mercoledì 19 dicembre, 15.45

La casa era buia e silenziosa. Era stata costruita tenendo conto delle temperature di Buenos Aires. Lo stretto corridoio bianco e i pavimenti in pietra servivano a tenere sotto controllo le ondate di caldo umido. Quante volte d’estate avevano fatto la siesta con Sorolla steso direttamente sul marmo e circondato da cuscini. Quella quiete era strana. Tornando a casa per pranzo, normalmente Alzada era accolto dall’aroma di un pasto delizioso, dalla voce di Paula che canticchiava una canzone difficile da riconoscere, e da Sorolla che guardava il telegiornale in sottofondo. Oggi percepiva il ronzio del frigorifero. L’ispettore tornò nell’ingresso per accendere la luce. La tela cerata a scacchi bianchi e rossi sul tavolo era vuota. Un brivido gelido gli corse lungo la schiena.

Dov’è Paola?

Alzada si sentì venir meno. Controllò il suo telefono. Niente. Si appoggiò al piano della cucina, piacevolmente fresco sotto il palmo delle sue mani. Poi vide un biglietto scritto con la grafia minuziosa di Paula: «Andiamo dallo psicologo. Ti vogliamo bene, P. & S.». Oggi è – cazzo – mercoledì. Il mercoledì Sorolla aveva un appuntamento fisso col dottor Emmerich, un noto analista. Sarebbe stato lecito pensare che a ventitré anni Sorolla provasse un po’ di imbarazzo a farsi ancora accompagnare. Ma su sua esplicita richiesta Paula e Joaquín ce lo portavano tutte le volte, a piedi. Ogni singola settimana. Come ho potuto dimenticarmene? Era diventata una tradizione familiare, l’unica cosa nelle loro vite sempre più assurde che non cambiava mai. Prima un pranzo anticipato, che lui aveva sbadatamente saltato, poi una passeggiata fino allo studio del medico. Lui chiacchierava con Paula finché l’appuntamento di Sorolla non era finito e poi, sulla via del ritorno, si fermavano tutti e tre a prendere un gelato da Chungo. Joaquín, Joaquín... Era stato così assorbito dalla tragedia di un’altra famiglia che aveva trascurato la sua. Alzada guardò l’orologio. 15.47. Poteva ancora farcela. Ma cos’avrebbe mangiato? Sul ripiano della cucina trovò un secondo biglietto. Come sempre, Paula era un passo davanti a lui. «Queste sono per te.» Aveva preparato delle cotolette. La milanesa era il piatto preferito di Sorolla. Si chinò per prendere una birra e notò un altro biglietto su una delle bottiglie di Quilmes. «Solo una...» Niente birra, allora. Tanto non aveva il tempo. Se fosse partito all’istante, violando l’intero codice della strada, poteva ancora raggiungerli prima che entrassero dallo psicologo, ma avrebbe dovuto rinunciare a mangiare. Decisioni, decisioni, decisioni. Prese una fettina impanata ancora tiepida e la mangiò in tutta fretta. Ne afferrò una seconda con le dita e fece per uscire. Torniamo alla macchina.



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