Spettri by Monica Maggioni
autore:Monica Maggioni [Maggioni, Monica]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Longanesi
pubblicato: 2024-09-08T22:00:00+00:00
Camp Bucca
Fermo fotogramma. La foto segnaletica di Camp Bucca ritrae un prigioniero con lâaria distinta e curata. Capelli corti, barba di lunghezza media e pettinata, gli occhiali con la montatura sottile in metallo: a un primo sguardo lo si direbbe un intellettuale.
Ibrahim, un intellettuale, lo è davvero. Ha studiato per lunghi anni e ha appena concluso il suo PhD in Studi Islamici allâUniversità di Baghdad, non è qui per farsi maltrattare così.
Le tende di Camp Bucca sono unâinfilata di stoffa beige a perdita dâocchio separate da grandi viali da rete e filo spinato. Le due pareti di rete metallica rinforzata formano corridoi lunghi centinaia di metri, come una trincea che protegge il passaggio delle guardie: i militari americani. Sono moltissimi. Armati.
Ibrahim decide immediatamente che ribellarsi non serve a nulla. Bisogna studiare unâaltra strategia. Usare il cervello. La prima cosa di cui si accorge, e lo sconvolge, è che non ci sono celle. Stanno tutti insieme, a centinaia: una fortuna insperata. La comunità è salva: se câè una comunità , se câè un gruppo, la predicazione della parola del Profeta troverà ascolto.
Era forse questo il volere di dio.
Il progetto.
Ci pensa mentre si sdraia sulla sabbia a dormire e fissa le centinaia di ciabatte di plastica che lo circondano. Ciabatte e uomini che riposano nel tepore del deserto che si fa via via più fresco. Le luci livide dei lampioni del campo illuminano la scena a giorno, ma i loro respiri regolari hanno un suono confortante. Sembrano raccontare la certezza che questo viaggio nel deserto servirà a uno scopo superiore.
Per Ibrahim adesso è chiaro: capisce che in quel momento è come se tutto ricominciasse da capo. Non sente più la fatica, lâangoscia per il futuro. Basta guardarsi intorno: questo luogo è pieno di segni. La strada è tracciata.
Il prigioniero Ibrahim è mite, colto e tranquillo. Gli uomini in mimetica si fidano di lui. Con gli americani sarà mansueto e amichevole.
Dovranno imparare a fidarsi di lui.
In pochi giorni si guadagna un ruolo nella comunità chiusa del campo di detenzione: fa da tramite tra i secondini e i compagni di prigionia. Gli americani utilizzano il carisma di quel prigioniero affidabile e gentile per risolvere le controversie. Lui parla con voce bassa e pacata. Ispira fiducia.
Gli americani lo guardano, lo sorvegliano ma, di fatto, non lo vedono.
Il fondo del suo sguardo è un mondo che non sanno leggere.
Gli altri prigionieri, invece, sono come calamitati dallo sguardo e dalle parole di Ibrahim: lâabisso dei suoi occhi e delle sue frasi atone e appena sussurrate è un richiamo irresistibile.
A Camp Bucca non câè quasi nulla da fare.
I prigionieri passano insieme lunghe ore ogni giorno. Chi li guardasse da fuori vedrebbe capannelli di uomini, a decine, impegnati in lunghe conversazioni. Fanno passare il tempo, discutono tranquilli fin quando il calore non è eccessivo e viene il momento di ripararsi allâombra della tenda. Al tramonto le conversazioni riprendono.
Il tempo ritrova il suo ritmo solo nei momenti della preghiera, che trasfigurano il campo. Nella spianata prendono forma arabeschi colorati di piccoli
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