Stalingrado by Antony Beevor

Stalingrado by Antony Beevor

autore:Antony Beevor
La lingua: ita
Format: mobi, epub, azw3
editore: BUR
pubblicato: 2013-05-07T22:00:00+00:00


LE CONDIZIONI atmosferiche della prima metà di novembre resero difficile la marcia d’avvicinamento delle formazioni sovietiche. Alla pioggia fredda, seguivano improvvise e implacabili gelate. Molte unità, nella fretta di prepararsi all’operazione Uranus, non avevano ricevuto le uniformi invernali. Mancavano non solo guanti e berretti, ma anche capi fondamentali come i bendaggi d’ordinanza dell’Armata Rossa, indossati al posto della calze.

Il 7 novembre, mentre l’81a divisione di cavalleria del IV corpo attraversava la steppa calmucca in direzione del fianco sud, quattordici uomini, perlopiù uzbechi e turcomanni privi di uniformi invernali, morirono congelati «a causa del comportamento irresponsabile dei comandanti».21 Gli ufficiali avanzavano senza tregua, incuranti di quello che succedeva dietro. Soldati intirizziti cadevano dai cavalli, incapaci di stare in sella, e i sottufficiali, non sapendo cosa fare, si limitavano a sistemarli sui carretti, dove congelavano a morte. In un solo squadrone, andarono persi 35 cavalli. Alcuni soldati cercarono di evitare la battaglia che li aspettava. Nella 93a divisione fucilieri, durante la marcia d’avvicinamento ci furono sette casi di ferite autoinflitte e due disertori vennero ripresi. «Nei prossimi giorni», riferì il fronte di Stalingrado a Ščerbakov, «altri traditori saranno processati, tra cui un membro del partito comunista, che si è sparato alla mano mentre era di sentinella.»22

Al Cremlino, l’atmosfera era diventata sempre più tesa da quando Žukov era stato incaricato del poco invidiabile compito di avvertire Stalin che l’inizio dell’operazione Uranus avrebbe dovuto essere rimandato di dieci giorni, cioè al 19 novembre. A causa di difficoltà di trasporto, principalmente la carenza di camion, le formazioni d’attacco non avevano ancora ricevuto la loro dotazione di carburante e munizioni. Benché timoroso che il nemico venisse a conoscenza di quello che si stava preparando e cercasse di sfuggire alla trappola, Stalin non aveva potuto far altro che accettare, ma aveva tormentato lo STAVKA affinché gli fornisse informazioni su qualsiasi cambiamento nello schieramento della 6a armata. Poi, l’11 novembre, Stalin divenne ansioso all’idea che non avessero aviazione a sufficienza per tenere alla larga la Luftwaffe. Ma alla fine la quantità e i particolari dei piani di Žukov lo rassicurarono. Questa volta, pensava, avrebbero ottenuto la loro grande rivincita.

Il 13 novembre Žukov e Vasil’evskij tornarono in volo a Mosca per metterlo al corrente dei preparativi. «Si potrebbe dire che ne fosse compiaciuto», scrisse Žukov, «perché aspirò senza fretta il fumo della sua pipa, si lisciò i baffoni e ci ascoltò senza interromperci.»23

Per la prima volta, i servizi d’informazione dell’Armata Rossa cercarono realmente di coordinare le loro varie fonti. Era la prima vera occasione di dimostrare la propria capacità dai tempi dei precedenti disastri, dovuti in gran parte agli ossessivi preconcetti di Stalin, che non teneva in alcun conto tutto il materiale selezionato che gli veniva sottoposto.* La maggior parte delle informazioni proveniva dalle «lingue» catturate dalle pattuglie di esploratori, dagli attacchi limitati e dalla ricognizione aerea. Anche le intercettazioni radio contribuivano alla conferma dell’identità di un gran numero di formazioni tedesche. La ricognizione dell’artiglieria lavorava molto bene, con il generale Voronov che controllava il concentramento dei reggimenti nei settori-chiave.



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