Stanislavskij by Franco Ruffini

Stanislavskij by Franco Ruffini

autore:Franco Ruffini [Ruffini, F.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Percorsi
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2005-02-14T23:00:00+00:00


2. La lezione del «Villaggio Stepančikovo»

Come sappiamo, dopo che Nemirovič-Dančenko gli ebbe tolto la parte, Stanislavskij decise di non inserire il capitolo intitolato alla «tragedia del Villaggio Stepančikovo» nella Mia vita nell’arte.

Ma il tempo della vita, in Stanislavskij, è l’asse lungo il quale si ordinano le acquisizioni della scienza. Il vuoto nella Mia vita nell’arte non può non riflettersi, e giustificarsi, nel libro sul sistema. Di fatto, Il lavoro dell’attore su se stesso finisce con la rivoluzione della musica e i suoi corollari; il resto, fino alla fine, è solo una ripresa a scopo di sintesi riassuntiva delle varie voci del sistema. Il Villaggio Stepančikovo non c’è. Sta oltre, nel progettato libro sulla costruzione del personaggio.

Tra i materiali preparatori c’è un lungo e ben organizzato capitolo su Che disgrazia l’ingegno, di Griboedov, relativo agli anni 1916-20. È il tempo intorno al Villaggio Stepančikovo, ed è lo stesso il problema di fondo: come far scaturire la vita fisica del personaggio a partire dalla vita spirituale.

«L’azione scenica – dice Stanislavskij – è un movimento che parte dall’anima per arrivare al corpo, che si muove dal centro verso la periferia, dall’interiore verso ciò che è esteriore, dalla reviviscenza verso la personificazione»1. Non si potrebbe essere più decisi. Ma ancora:

Il corpo potrà iniziare ad agire solo quando non sarà più possibile tenerlo a freno, quando [...] esso percepirà l’essenza spirituale del sentimento rivissuto e del compito interiore, da lui stesso creato, e nascerà in lui la necessità concreta, istintiva, di portare al naturale compimento i desideri e le aspirazioni della propria volontà creativa, per mezzo di un’azione fisica. Ecco dunque che il corpo inizia a muoversi, ad agire. È una vera disgrazia se non si riesce ad assoggettare il corpo alla volontà del sentimento2.

Seguendo il lavoro per la commedia di Griboedov, potremo vedere in generale con quanta pertinacia e accortezza, com’è necessario contro un avversario astuto, con quale dispiegamento di espedienti, il compito di «assoggettare il corpo alla volontà del sentimento» sia stato perseguito. E con quale patetico presentimento dell’impossibilità di condurre l’impresa a buon esito. Nello stile di Stanislavskij, che non indulge all’autocompatimento, sotto la forma d’un diario di lavoro in cui successi e fallimenti sono gli ingredienti d’una normalità senza soprassalti, c’è tutta la tragedia del Villaggio Stepančikovo.

Già la scansione del capitolo in periodi successivi – conoscenza, reviviscenza, personificazione – è rivelatrice. La vita fisica emerge alla fine, perché la reviviscenza, preparata dalla conoscenza, ne è l’insostituibile motore unico. La vita fisica è la conseguenza necessaria della vita spirituale. Necessaria, in quanto alla fine il corpo deve arrendersi alla spinta interiore – così accade nella vita reale, infatti – e tuttavia conseguenza. Della quale si possono solo predisporre le premesse: e poi aspettare, nient’altro.

La conoscenza, a sua volta, si articola in: primo impatto con il personaggio, analisi della parte, creazione e animazione delle circostanze esteriori, creazione e animazione delle circostanze interiori, valutazione dei fatti e degli avvenimenti. Nessun elemento utile a sollecitare l’intelletto – primo motore della vita spirituale attraverso i compiti razionali – viene tralasciato.



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