Storia dei cambiamenti climatici by Brian Fagan Nadia Durrani

autore:Brian Fagan Nadia Durrani
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2023-03-16T00:00:00+00:00

Pueblo Bonito, Chaco Canyon, New Mexico. Robert Harding/Alamy Stock Photo.

Inizialmente, tra l’860 e il 935, Pueblo Bonito si presentava come un agglomerato semicircolare di modeste dimensioni ma di intensa vita spirituale. I suoi abitanti vivevano in un mondo tripartito in cielo, terra e sottosuolo e consideravano il loro villaggio il sipapu, ovvero il punto di emersione della vita dalle viscere della terra. Elaborati rituali celebravano i solstizi di estate e inverno, i passaggi del sole e i cicli lunari. La cultura pueblo era incentrata sulle nozioni di ordine e armonia e dava consistenza plastica ai propri valori fondamentali in atti recitati. La comunità veniva prima dell’individuo e tutti vigilavano affinché la vita, da sempre uguale a se stessa, continuasse a scorrere inalterata: una vita tutta dedita alla coltivazione del mais e al culto religioso in un paesaggio arido, dove l’asprezza del clima decideva delle sorti umane.

Con il tempo la società si fece più stratificata e, in un clima denso di attriti politici, i nuovi capi pretesero poteri sempre maggiori. Nel 1040, a Pueblo Bonito si ricominciò a costruire e nell’arco di trent’anni l’insediamento raggiunse un grado di complessità stupefacente. Quello che era sorto come un piccolo villaggio divenne un suggestivo e labirintico centro cerimoniale, fulcro di una vibrante vita politica e religiosa, ricco di magazzini, poco abitato ma visitato da folle di persone in occasione dei solstizi e di altri eventi rituali.

I contadini del Chaco Canyon ricorsero a diverse tecniche per irreggimentare le acque e irrigare i campi. Misero a coltura la valle del Chaco Wash e i terreni golenali lungo i pendii, sfruttando le alluvioni in caso di piogge abbondanti. Mappature topografiche eseguite con lidar aerotrasportati, scavi realizzati in canali da tempo ostruiti da detriti, carotaggi geologici e ricognizioni idriche compiute tramite analisi isotopiche dello stronzio hanno rivelato la grande varietà delle fonti d’acqua utilizzate dagli agricoltori della zona, esperti nella canalizzazione dei ruscellamenti.8 Una fitta rete di canali artificiali e alvei naturali irrigava un territorio variamente coltivato a seconda delle caratteristiche dei luoghi. La varietà dell’ambiente e l’irregolarità dei regimi pluviali imponevano risposte immediate alle fluttuazioni del clima e una imponente forza lavoro, reclutata tanto nelle «case grandi» quanto nei piccoli villaggi, si mobilitava prontamente in caso di piogge improvvise o altrettanto improvvise siccità. Il lavoro dei campi e la realizzazione di opere idrauliche si accompagnavano a riti appositamente allestiti dalle élites dei centri principali. La discendenza matrilineare, confermata dagli esami del dna eseguiti sui resti ossei ritrovati a Pueblo Bonito, aveva una matrice agricola, dal momento che le donne, responsabili dei riti di fertilità, godevano di indiscussa autorità nella gestione delle risorse idriche.9 La discendenza, i legami di sangue e l’approvvigionamento d’acqua erano fattori d’importanza vitale in una società che riconosceva alle donne poteri decisionali e un ruolo spesso di preminenza nelle pratiche rituali. Il potere a Pueblo Bonito era ereditario, assoluto, insieme politico e religioso, e l’universo culturale dei suoi abitanti gravitava intorno alle fonti d’acqua e ai corpi celesti che solcavano il cielo. La direzione

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