Storia delle altre by Elizabeth Abbott

Storia delle altre by Elizabeth Abbott

autore:Elizabeth Abbott [Abbott, Elizabeth]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2015-07-29T16:00:00+00:00


Ebrei e gentili fuori dai campi di sterminio

Hannah Arendt 257

Sul finire dell'autunno del 1924, una precoce adolescente fece il suo ingresso in un'aula universitaria per ascoltare uno dei più importanti filosofi tedeschi. Di lì a poco questi due personaggi diedero avvio a un'appassionata e complessa relazione che cambiò per sempre le loro vite. La loro storia d'amore non fu però né esemplare né esaltante: Hannah Arendt, la studentessa diciottenne, era ebrea, e Martin Heidegger, il suo trentacinquenne professore, era un nazionalista tedesco che avrebbe aderito al Partito nazista e causato la rovina dei suoi colleghi e degli intellettuali ebrei.

Hannah Arendt era la geniale figlia di ebrei che si consideravano tedeschi tout court e che non menzionavano mai la parola «ebreo», pur non disapprovando che la figlia insorgesse contro ogni opinione antisemita espressa dai suoi compagni di classe. «Da bambina non sapevo affatto di essere ebrea» ricorda una Hannah Arendt ormai adulta. Più tardi comprese di «avere un aspetto ebreo ... un aspetto diverso» dagli altri bambini. Ogni tanto il nonno la conduceva in sinagoga; il giudaismo di Hannah non andava oltre.

Hannah era una persona che non passava inosservata, di grande distinzione. Magra, aveva lineamenti delicati, capelli tagliati corti e occhi neri pieni di malinconia. «In quegli occhi si sprofondava letteralmente, e si doveva temere di non poter più riaffiorare alla superficie» ricorda un suo vecchio amico intimo.258 Tra i suoi coetanei spiccava immediatamente come una figura «originale» e «singolare». Durante il colloquio d'ammissione a un corso di storia, era insorta contro la legge: «Basta con le opinioni antisemite» pare abbia detto.259 Al pari di molti fra i più brillanti studenti, era passata all'università di Marburgo perché aveva sentito dire che nella classe di Heidegger il pensiero era risorto: «Hanno ridato voce al patrimonio culturale del passato che si credeva morto e seppellito».260

Il professore riconosciuto come l'artefice di questa risurrezione era fin troppo consapevole di essere un uomo di piccola statura, tarchiato, con i capelli neri come il carbone, il colorito scuretto e gli occhi piccoli, che teneva bassi, come incapace di sostenere a lungo lo sguardo altrui. Docente di grande carisma - gli era stato affibbiato il nomignolo di «maghetto» - affascinava e sconcertava con la sua filosofia dell'Essere.261 Heidegger vestiva come un popolano, con gli ampi calzoni alla zuava tipici della Foresta Nera e una giacca da contadino. Ma con i suoi studenti era l'antitesi di un contadino: magistrale nell'uso dello stile oratorio tipico delle università europee, dominava l'uditorio, manteneva le distanze e imponeva il rispetto ai suoi allievi. Capitava spesso che dopo la sua lezione si formassero dei capannelli di studenti che confrontavano gli appunti e si chiedevano se qualcuno avesse capito una sola parola.

La prima volta che posò lo sguardo su Hannah, Heidegger era sposato a Elfride Petri, un'economista protestante ferocemente antisemita la cui famiglia benestante aveva accettato a denti stretti quel marito cattolico, un intellettuale mal retribuito che ancora faticava a farsi strada nella gerarchia universitaria. Elfride era una perfetta donna di casa e la madre dei loro due figli.



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