Storia delle religioni e mitologia by Raffaele Pettazzoni
autore:Raffaele Pettazzoni [Pettazzoni, Raffaele]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788857551296
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2017-12-31T16:00:00+00:00
2.
Entrando nel Giappone per la grande breccia aperta dalle correnti della civiltà cinese, il Buddhismo non fu ostacolato dal Sintoismo nei suoi primi passi e progressi. Come elemento di una civiltà straniera superiore, esso trovò le prime adesioni nelle classi più colte e specialmente nei circoli di corte. Il principe Umajado, altrimenti noto col suo nome postumo di Sotoku Taisi (573 ca. – 621), concepì l’idea di elevare il Buddhismo a religione dello stato giapponese, da lui radicalmente riformato anche nella sua struttura sul tipo dello stato cinese295. Ma un tale programma religioso, onde Umajado suol essere paragonato ad Asoka e a Costantino, non poté realizzarsi. Il popolo giapponese non abbandonò la sua religione tradizionale: le masse ignorarono, per allora, il Buddhismo; né le «conversioni» che si produssero nelle classi superiori implicarono il distacco assoluto dalle pratiche e dalle credenze sintoistiche. Sino a tutto il sec. VIII Sintoismo e Buddhismo vissero l’uno accanto all’altro, distinti, ma non avversi.
Una nuova fase s’inizia al principio dei sec. IX. Preannunziato già da qualche tentativo sporadico nel sec. VII e nell’VIII (Doso, fondatore del Hosso-su, † 700; Gyogi, altro seguace del Bossosu, 670-749), si attuò allora pienamente un vero e proprio sincretismo fra le due religioni. Quel contatto col «paganesimo», cui il Cristianesimo costantemente – tranne che nella Gnosi – si sottrasse e si ribellò in Occidente, fu ammesso nel Giappone – e altrove – dal Buddhismo. Ne vennero fuori diversi sistemi sinto-buddhistici, tra i quali prevalse quello di Kobo (con proprio nome Kukai, 774-835, fondatore del Shingon-shu o «scuola della parola vera»), cioè il cosidetto Ryobu-shinto o «sinto bilaterale».
Il sincretismo religioso, come tale, è complessivamente estraneo alla storia religiosa dell’Occidente dopo il trionfo totalitario del Cristianesimo. Formazioni ibride come la «doppia credenza» (dvoeverje) presso gli Slavi296 ed altre analoghe, cui più d’una volta dié luogo l’evangelizzazione di genti «pagane»297, furono soltanto transitorie e non intaccarono l’esclusivismo cristiano, che sempre finì per averne ragione. I non pochi elementi di origine pagana che furono incorporati dal Cristianesimo poterono mantenervisi in quanto cessarono – nominalmente – di essere pagani, passando sotto il comune segno cristiano. Da un lato la romanità imperiale, dall’altro la «barbarie» europea sopravvissero, in certo qual modo, in quella formazione eminentemente composita che è il Cattolicismo. Ed anche la reazione che si espresse prima con un ritorno dalla romanità cristiana (cattolica) alla romanità genuina e pagana – e fu il Rinascimento –, poi con un ritorno dal Cristianesimo romano (cattolico) al Cristianesimo delle origini e fu la Riforma –, poi con la rivalorizzazione del paganesimo originale barbarico nelle sue proprie forme nazionali europee e fu il Romanticismo -: anche questa complessa reazione dello spirito «nuovo» sullo spirito «medievale» si attuò, nell’ordine della religione, internamente al Cristianesimo «degenere» e «alterato» in nome di un Cristianesimo «genuino», e fuori del Cristianesimo sboccò soltanto nel laicismo, senza dar vita ad alcuna religione nuova. E senza risuscitare le religioni antiche: ché il paganesimo classico della Rinascenza, nonostante i progetti «accademici» di un Giorgio Gemisto Pletone (1355 ca.-1452),
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