Storia di Alice: La Giovanna d'Arco di Mussolini (Storie Gold) (Italian Edition) by Gianni Scipione Rossi

autore:Gianni Scipione Rossi [Rossi, Gianni Scipione]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788849826616
editore: Rubbettino Editore
pubblicato: 2011-12-18T23:00:00+00:00

Nel nome del Duce

Uno scambio di lettere tra Alice e De Cesare (ottobre-novembre) riguarda tale Elsa Lorenzetti11, moglie del capitano Luigi Lorenzetti, prigioniero in Africa. Chiede il trasferimento a Pesaro del figlio Fernando, sergente nella divisione Aqui, reduce dalla campagna di Grecia. A fine ottobre Alice consegna o invia una serie di istanze direttamente a Mussolini, che le gira al Segretario particolare12.

Il 20 gennaio 1943 torna alla carica con altre richieste. «Come già vi dissi – scrive a De Cesare – nulla mi è particolarmente a cuore, ma Vi segnalo specialmente il caso della Torri ved. Chiappa e il telefono di Montanari di Campodonico ai quali avevo già dato speranze dopo le promesse del Capo! Ho scartato molto, ma pure queste oso mandarvele»13.

Da un appunto dettagliato si deduce che Giuseppina Torri, vedova Chiappa, di Fabriano, invoca la pensione privilegiata di guerra. Altre istanze riguardano l’installazione del telefono pubblico nella frazioni di Campodonico, Belvedere e Serradica, sempre a Fabriano; la grazia dal confino ad Antonio Ceglia; notizie del figlio prigioniero di guerra per la madre Regina Borioni; lo sgravio delle tasse per Orlanda Montanari vedova Pepe; l’assegnazione alla leva dell’aviazione invece che dell’esercito per Danilo Balducci; la destinazione ad Ancona per il sottufficiale di Marina Giuseppe Martinis, che deve sposarsi; la destinazione a una Scuola di Primo periodo per il tenente pilota Eugienio del 131° Gruppo Aerosiluranti, reduce dall’Africa; notizie dell’autiere Sigismondo Carsetti, disperso in guerra, per il padre Guido; la licenza agricola e l’esonero del marito richiamato per Maria Carsetti.

Alice, come la governante Cesira Carocci nella vicina Gubbio, non per caso chiamata «la segretaria di Mussolini»14, diventa in questi frangenti la patrona laica di Fabriano. Tutti sanno, evidentemente, della sua influenza su Mussolini. Molti chiedono una mano. E lei non si risparmia. Il 3 marzo 1943, Alice scrive di nuovo da Villa Gioia a De Cesare:

Eccellenza,

grazie della vostra bontà e premura rivolta agli innumerevoli supplicanti, ed io Vi mando, perché ho sempre nel cuore e nell’anima le parole del Duce «mandatemi, mandatemi tutto!» Infinito è il suo desiderio di beneficare, di sollevare, e questo malgrado le avversità il popolo lo sente, ed accorre senza limiti appena c’è uno spiraglio verso il suo grande cuore. È difficile scrivere di Lui, bisogna averlo nello spirito e non si manifesta che con la devozione più profonda di tutti noi stessi.

Vi sono grata di quanto fate, anche perché togliamo a Lui il lavoro di leggere15.

Il 22 marzo gli scrive ancora, questa volta da Roma, perché «è sempre nel nome del nostro Capo che si cerca di asciugare le lacrime!»16 In questo caso, si tratta delle lacrime di don Antonio Caporali, parroco di Spineto, che vorrebbe 8-10 mila lire per il restauro della chiesetta di San Bernardino da Siena. Ma ci sono anche le lacrime di Emilia Carini, vedova di Tommaso Michelini caduto in Grecia: vorrebbe un posto di bidella. Lo studente universitario Piero Papini, riformato, vorrebbe «servire in qualche modo la Patria in Armi» e dunque essere «inviato al fronte come corrispondente di guerra».

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