Storia di Roma by Indro Montanelli

Storia di Roma by Indro Montanelli

autore:Indro Montanelli
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: BUR
pubblicato: 2010-07-14T22:00:00+00:00


Nel 65 si ripresentò alle elezioni, fu eletto edile e ringraziò i suoi sostenitori finanziando spettacoli mai visti. Ma fece anche un’altra cosa: fece ritrasferire in Campidoglio i trofei di vittoria di Mario, che Silla aveva epurato. Tre anni dopo fu nominato propretore in Spagna. I suoi creditori si riunirono e chiesero al governo che non lo lasciasse partire prima di aver pagato. Egli stesso riconobbe di dover loro venticinque milioni di sesterzi. E Crasso, come al solito, glieli prestò. Cesare tornò fra gl’iberici, li sottomise quasi completamente, e riportò a Roma un tale bottino che il Senato gli accordò il trionfo. O forse lo fece soltanto per impedirgli di concorrere al consolato, visto che la candidatura non poteva essere presentata in propria assenza, e al trionfatore la legge impediva di tornare a Roma prima della cerimonia. Ma Cesare ci venne ugualmente, lasciando l’esercito fuor delle porte di città. E proprio durante questa campagna elettorale cominciò la sua grande azione politica.

I conservatori detestavano Cesare che aveva difeso Catilina, ricollocato i trofei di Mario in Campidoglio e ora si presentava come capo dei popolari. E potevano benissimo impedirgli il successo opponendogli un uomo del prestigio di Pompeo, che invece delusero, come abbiamo detto, perché erano gelosi delle sue vittorie e delle sue ricchezze. Queste erano tali che gli consentivano di tenere un esercito suo proprio: quello con cui sbarcò a Brindisi di ritorno dall’Oriente e che poteva eleggerlo dittatore con la forza. Generosamente, Pompeo lo congedò, e fu solo con un piccolo seguito di ufficiali che entrò a Roma e vi celebrò il trionfo. Coraggioso in battaglia, Pompeo era timidissimo in fatto di responsabilità politiche e non voleva mai fare nulla contro la legalità e il «regolamento». Il Senato lo sapeva, ne approfittò per trattarlo con freddezza e si rifiutò di distribuire ai suoi soldati le terre ch’egli aveva loro promesso. Cesare ci vide una buona occasione per attirarlo dalla parte sua e di Crasso.

Questo capolavoro di diplomazia si saldò con un accordo tripartito: il primo triumvirato. Pompeo e Crasso mettevano la loro influenza, ch’era grande, e le loro ricchezze, ch’erano immense, al servizio di Cesare per farlo eleggere console. Questi, assunto il potere, avrebbe distribuito le terre ai soldati di Pompeo e concesso a Crasso gli appalti cui questi aspirava.

Così fu rotta la famosa «concordia degli ordini» auspicata da Cicerone, cioè l’alleanza fra l’aristocrazia e l’alta borghesia. Quest’ultima, che vedeva in Crasso e Pompeo i suoi legittimi rappresentanti, fece lega invece coi popolari di Cesare. E l’aristocrazia, stupidamente e arrogantemente convinta di non aver bisogno di aiuti e di non dover dividere i suoi privilegi con nessuno, rimase isolata. Essa presentò come suo candidato un personaggio insignificante, Bibulo, che fu eletto. Ma non poté impedire che fosse eletto anche Cesare, figura di ben altro rilievo.

Cesare mantenne gl’impegni che aveva assunto con gli alleati. Propose subito la distribuzione delle terre e la ratifica delle misure adottate da Pompeo in Oriente. Il Senato si oppose. E allora Cesare portò i disegni di legge davanti all’Assemblea.



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