Storia di una bomba by Cinzia Venturoli

Storia di una bomba by Cinzia Venturoli

autore:Cinzia Venturoli [Venturoli, Cinzia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Castelvecchi
pubblicato: 2020-07-27T22:00:00+00:00


2.2 Processi e polemiche

Il primo processo per la strage di Bologna iniziò il 19 gennaio 1987, diciannove erano i rinviati a giudizio: neofascisti, fra cui Francesca Mambro e Giuseppe Valerio Fioravanti, uomini del SISMI e Licio Gelli; ci vollero tre ore per registrare tutte le parti civili: il Comune e la Provincia di Bologna, la Regione Emilia-Romagna e oltre duecento persone fra feriti e familiari degli uccisi, molte di queste avevano consegnato all’Associazione dei familiari delle vittime i documenti necessari e molte erano presenti; fra queste i giornalisti individuarono i familiari di Brigitte Drouhard, Henry Mitchell, padre di Catherine, che affermava la sua fiducia nella giustizia e Jiro Sekiguchi, il padre del giovane Iwao: «Sono qui» disse al cronista de «l’Unità» con l’aiuto di interprete e con la voce rotta dai singhiozzi «perché spero che si raggiunga al più presto la verità».

Il processo, per motivi tecnici, fu immediatamente rinviato al 2 marzo e prima della sua riapertura l’avvocato difensore di Giuseppe Valerio Fioravanti chiese di spostare la sede del procedimento per legittima suspicione, motivando la richiesta con queste parole: «Logico prevedere che il giudice, che vive socialmente e civilmente nella città toccata da tanta strage e tanti lutti, non resti estraneo al clima che ne deriva e quindi finisca, ancorché incoscientemente, per essere influenzato, decidendo quindi non più in serenità»59. La richiesta non venne accolta e il processo si celebrò nella città emiliana.

Ancor prima del processo, Francesca Mambro, intervistata da Enzo Biagi, aveva affermato di trovare l’accusa di avere avuto un ruolo nella strage di Bologna «ridicola e idiota, trovo idiota che dei magistrati ci accusino. Noi siamo vissuti con la pistola in mano […] non abbiamo messo bombe» disse e, nella stessa intervista trasmessa dalla Rai, affermava: «Rimorsi, è una parola che la mia generazione non conosce. Sono una persona che ha vissuto nel modo che credeva giusto»60.

Durante il processo furono chiamati come testimoni i feriti e i familiari delle persone uccise, per molti fu un’esperienza traumatizzante, non solo perché dovettero raccontare una esperienza estremamente dolorosa, ma anche per l’atteggiamento che gli imputati tennero in aula, tantissimi ricordano il comportamento di Francesca Mambro e di Giuseppe Valerio Fioravanti. «Quando poi ci fecero andare a testimoniare… andare in aula, vedere sta gente che sghignazzava dietro le sbarre, sembrava che se ne fregassero. Le prime volte ti fanno veramente ribrezzo»61. «Vedevo la gente che sghignazzava. Vedevo la Mambro e Fioravanti che si mandavano i bacini durante i processi. Ridevano, prendevano in giro noi, gli avvocati. Sembrava tutta una storiella e questa cosa mi dava molto fastidio»62.

Dopo aver testimoniato, io accompagnavo mio figlio Yuri che era stato ferito nella strage, ci mettemmo fra il pubblico, mi ricordo la bella sala dove si tenevano le udienze, c’erano tante persone a seguire il processo. A un certo punto Yuri mi chiama e mi chiede: «Papà, perché quei due là si baciano?» e mi indica Mambro e Fioravanti. In quel momento mi è venuto un groppo allo stomaco, una gran rabbia che continuo a provare ancora63.



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