Storia europea della letteratura italiana II by Alberto Asor Rosa

Storia europea della letteratura italiana II by Alberto Asor Rosa

autore:Alberto Asor Rosa [Asor Rosa, Alberto]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858423936
editore: Einaudi
pubblicato: 2019-06-19T16:00:00+00:00


3. Pensatori, politici e storici.

Nel turbine continuo che caratterizza questo periodo – guerre, rivoluzioni, restaurazioni, nuove rivoluzioni – il pensiero italiano non ebbe modo di posarsi e maturare tranquillamente i propri frutti, restando perciò dipendente in gran parte o da quello francese o da quello costituzionalista di stampo inglese. Tuttavia, lo sforzo di precisare una posizione «italiana» in merito alle grandi questioni suscitate dalla drammatica fine dell’ancien régime fu fatto, ed è a questo aspetto della problematica politica e istituzionale che presteremo piú attenzione anche in vista degli svolgimenti futuri. Cominciano a delinearsi due filoni: uno decisamente democratico o, con terminologia fortemente attualizzata, piú estremistico; e uno piú moderato, o liberalconservatore.

3.1. Pensatori, politici e storici democratici e giacobini.

Il pisano Filippo Buonarroti (1761-1837) partecipò direttamente, come abbiamo già accennato, ad alcune manifestazioni culminanti della rivoluzione francese. Seguace entusiasta di Robespierre, e politico pratico piú che teorico, Buonarroti, nella Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf [Congiura per l’uguaglianza detta di Babeuf], pubblicata per intero solo nel 1838, rievocò la storia della cosiddetta «congiura degli eguali», che, nel 1795, dopo la drammatica uscita di scena di Robespierre, giustiziato l’anno prima, aveva tentato di rovesciare il governo del Direttorio e instaurare un sistema di stampo comunistico, con il programma di applicare la Costituzione del ’93, a suo tempo approvata, ma mai entrata in pratica. La congiura, scoperta, finí anch’essa nel sangue (i suoi capi, Babeuf e Darthé, salirono anch’essi sul patibolo). Buonarroti trae spunto da quella commossa rievocazione per delineare in tutti i loro aspetti i tratti di una società comunistica, dalle leggi ai problemi demografici, dall’urbanistica alle forme del potere. Il tutto fondato sull’eguaglianza piú assoluta: «Il popolo […] è la totalità degli uomini viventi come fratelli sotto la stessa legge politica, e poiché la natura fa dipendere la felicità degli individui e la durevole tranquillità della società dall’eguaglianza dei diritti, non ci potrebbe essere in seno alla nazione un solo individuo avente diritti che gli altri non hanno o privo dei diritti che hanno gli altri, senza che ci sia subito un seme di disordine e di dissoluzione».

Nel pensiero di Babeuf – ed è una miscela frequentemente ricorrente a partire da quegli anni – le evidenti influenze del pensiero di Rousseau si mescolano a echi della tradizione utopistica europea (Moro, Campanella), che torna in auge dopo una lunga eclissi. E a proposito di Rousseau si potrebbe aggiungere che la sua fortuna segna da sé in questa fase breve e rovente il confine fra estremisti e moderati: chi lo accetta e si sforza di proseguirlo, si colloca nel campo democratico avanzato; i moderati partono innanzi tutto, come vedremo, da un rifiuto dell’estremismo rousseauiano. Piú avanti, il pensiero di Buonarroti, il quale del resto continuò ad avere un ruolo politico attivo in Italia e in Francia fino alle rivoluzioni del 1830, entrò a far parte del corredo ideologico dei primi movimenti socialisti nel corso dell’Ottocento e non a caso conobbe un vistoso soprassalto di fortuna all’altezza della rivoluzione parigina del 1848 (cfr. infra, cap. VI, par.



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