Storia sentimentale dell'arte by Flavio Caroli

Storia sentimentale dell'arte by Flavio Caroli

autore:Flavio Caroli [Caroli, Flavio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2023-01-15T00:00:00+00:00


Gaudenzio Ferrari, il Sacro Monte di Varallo e l’arte popolare

Sulla scorta degli insegnamenti di Roberto Longhi, maestro del mio maestro Francesco Arcangeli, mi ha sempre sedotto l’idea di un vento che, nel primo Cinquecento, spazza la pianura padana dal Piemonte fino a Pordenone, con il lavoro di Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto appunto il Pordenone, che non per nulla lascia il suo capolavoro, una Crocifissione, nella cattedrale di Cremona. Un vento ribelle, non saprei dire se più naturalistico o più espressionistico.

Un vento trascinante. Per sentirlo spirare dalla sua porta occidentale, il Piemonte, nell’inverno del 1973 mi piazzai a Varallo, in un alberghetto dove si mangiava benissimo, per incontrare Gaudenzio Ferrari e il suo capolavoro: il ciclo al Sacro Monte di Varallo.

Una valle. Ci arrivai a dicembre inoltrato, in una giornata plumbea che mi aiutò fin dal primo istante a capire i lunghi inverni, il tenace isolamento, gli accoglienti rifugi e la moralità complessa della grande creazione che mi accingevo a visitare.

Intuivo la singolarità forse irripetibile di quello che avrei visto man mano che mi addentravo nella valle che si inerpica fino al Monte Rosa, mi lasciavo alle spalle Borgosesia e Romagnano, e sentivo ormai lontanissime Milano, Novara, Vercelli, i centri urbani che segnano la via maestra della cultura figurativa che congiunge la Lombardia con il Piemonte.

Nulla di simile in Toscana, in Emilia o nel Veneto, dove il rapporto fra città e campagna è continuo, e le idee si sono sempre irraggiate dal capoluogo verso un’umanità forse più rozza, ma della stessa pasta intellettuale e sentimentale dei «cittadini». Qui no. A un certo punto è come se l’Italia finisse, e cominciasse una misteriosa terra di nessuno, che sente (e tanto più dovette sentire in secoli lontani) la grandezza della classicità mediterranea, ma in larga parte appartiene al Nord; e nella lingua, nel rapporto umano, nelle fisionomie, conserva qualcosa dei lanzichenecchi che per queste valli si aprirono un passaggio verso l’alveo splendido e raffinato della civiltà italiana.

In seguito, ho parlato con diverse persone del Sacro Monte di Varallo, e ne ho avuto spesso risposte sconsolanti: o non era stato visto direttamente (cosa comprensibile, proprio per questa lontananza più psicologica che reale dalle piste consacrate della storia dell’arte), o lo si riteneva un complesso di cattivo gusto, voluto, in epoca di Controriforma, dall’opprimente pietismo clericale.

Ma è proprio questa religiosità semplice e incantata a commuovere anche chi guardi con assoluta laicità di spirito! Sono i tesori di stupore, di naturalezza, di sommessa grandiosità, profusi dai valligiani (e dalla loro più grande anima, appunto Gaudenzio Ferrari) per rivivere tangibilmente le storie del Vangelo, che fanno superbo e inimitabile questo mistero di realtà concepito fra monti inaccessibili, mentre a Roma il Rinascimento profonde le sue energie verso i più alti traguardi dell’astrazione e dell’irrealtà.

Varallo è adagiata nella valle, e il Sacro Monte la domina su un poggio che un tempo si scalava a fatica, con la carità deferente di una Via Crucis. Oggi, si può salire in funivia e, giunti in cima, comincia il più incredibile



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