Stupidi e contagiosi by Giovanni Za

autore:Giovanni Za [Za, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fandango Libri
pubblicato: 2020-07-08T22:00:00+00:00

10. Rabbia contro il sistema

Il giorno della presa del Palazzo d’Inverno, Carlo Gustavo si era svegliato come da calendario routinario alle 7:11, in tempo per la colazione, per qualche parola critica del cacaminuzzoli Kutuzov, lo specchio umorale del suo caffè amaro. A scuola tutto era già accaduto e lui era ancora lì. Si preparò con calma, uscì di casa con lei e assieme si fermarono non molto lontano dalla scuola: di lì in poi, Carlo avrebbe poi fatto qualche passo a piedi. Come ogni mattina. Eppure, già dal pomeriggio precedente, quando il cosmico piano malvagio di distruzione lo aveva schiacciato e gettato nell’imo della disperazione – ovvero, da quando Titta Rosa aveva posto fine al loro rapporto –, Carlo Gustavo era al corrente del loro generazionale assalto alla Prospettiva Nevskij e che il loro generazionale Gapon sarebbe penetrato nelle segrete del Palazzo.

Ora, mentre percorreva le strade rumorose del quartiere della zona-ospedale, Carlo andava particolarmente piano.

“Vieni presto: alle sette dobbiamo essere già dentro.”

Aveva invece impressione che non facesse nessuna differenza.

Amaro e noia

La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo

Non restava più niente in piedi. Non aveva più nessun senso impegnarsi per un’iniziativa a cui non credeva e dal cui promotore era disprezzato pubblicamente e per cui avrebbe dovuto intavolare altre trattative col Generale. “In culo l’esattezza”, aveva detto Iago: già, basta, aggiungeva Carlo XVI Gustavo.

“Non sono il tipo che entra a scuola di mattina con il passamontagna”, aveva detto Doralice a Svevo, mentre nascondeva i suoi riccioli sotto la maschera lanosa.

“Per il socialismo, per il proletariato, per il popolo”, aveva risposto lui, come sempre senza enfasi o un filo di retorica.

“Pronti?”

“Pronti!”, aveva detto Guido Speier, rivoluzionario della prima ora.

“Dio, abbi pietà di noi”, pigolò Alberto Sordi, reclutato all’ultima ora e con cinismo da Svevo.

Agostino fumava una sigaretta, che sporgeva dalle labbra seminascoste dal passamontagna, a metà strada tra l’orrendo Settembre Nero e Jeff Costello del film di Melville. Era alle spalle di Svevo e sapeva perfettamente cosa fare, per cui, mentre l’altro cincischiava, il più esperto Agostino sferrò un calcione potente al portone della scuola e i bidelli lì dentro si scossero un po’ ché gli occhi erano ancora intorpiditi.

“Ma è aperto!”, aveva detto Svevo, con poco rispetto del climax drammatico. L’assegnazione dei ruoli era stata approssimativa, molte persone non conoscevano il noi e ciondolavano dietro gli avanguardisti Agostino e Svevo. Doralice, per esempio, con il cuore che le batteva forte e la sensazione di essere nel posto sbagliato, Alberto che avrebbe voluto avere la febbre e che adesso si trovava nel suo personale inferno della scelta finalmente sbagliata.

“Alle ore 7:07 gli studenti prendono possesso della scuola: i lavoratori presenti sono invitati a uscire dall’istituto oppure, se lo desiderano, a unirsi alla lotta. Da questo momento, la scuola è occupata”, aveva letto Svevo ai bidelli, allibiti e stolidi come l’aratro in mezzo alla maggese.

“Avete capito: se volete, restate, se non volete, andate via”, aveva poi spiegato meglio Agostino.

“Dai, insomma, la scuola è occupata”, aveva riassunto Svevo.

“Ciao, Nando”, aveva poi detto Doralice al bidello, sorridendo, da dietro il passamontagna.

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