Sulla Strada by Jack Kerouac

Sulla Strada by Jack Kerouac

autore:Jack Kerouac [Kerouac, Jack]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T08:04:59+00:00


7

Era già là al mattino quando mi alzai tutto arzillo di buon’ora e trovai il vecchio Bull e Dean nel cortile dietro la casa. Dean indossava la sua tuta da benzinaro e stava aiutando Bull. Bull aveva trovato un enorme pezzo di legno massiccio e corroso e stava strappando disperatamente con il dietro del martello i piccoli chiodi infissi là dentro. Noi contemplammo i chiodini; ce n’erano milioni; parevano vermi.

«Quando sarò riuscito a tirar fuori tutti questi chiodi mi costruirò uno scaffale che durerà mille anni!» disse Bull, sprizzando infantile eccitazione da tutti i pori. «Come, Sal, ti rendi conto che gli scaffali che fabbricano oggigiorno si spaccano sotto il peso dei soprammobili dopo sei mesi o comunque se ne vanno in pezzi? La stessa cosa con le case, la stessa cosa Jack Kerouac

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1975 - Sulla Strada

con i vestiti. Questi bastardi hanno inventato materiali plastici con i quali potrebbero costruire case di durata eterna. E i copertoni. Gli americani si uccidono a milioni ogni anno a causa delle gomme difettose che sulla strada si surriscaldano e scoppiano. Potrebbero produrre gomme che non scoppiano mai. Lo stesso col dentifricio. C’è una certa resina che hanno inventata e non vogliono farla vedere a nessuno, che se la mastichi da bambino non ti viene più carie per tutto il resto dei tuoi giorni in terra.

Idem con i vestiti. Sono in grado di fabbricare stoffe che durano in eterno.

Preferiscono fare merci a poco prezzo così tutti continueranno a lavorare e a mettere la firma sotto l’orologio marcatempo e a organizzarsi in sindacati malinconici e ad affaticarsi qua e là mentre la gran camorra continua a Washington e a Mosca.» Sollevò il grosso pezzo di legno putrido. «Non vi pare che ne verrà fuori uno splendido scaffale?»

Era mattina presto; la sua energia era al colmo. Il povero diavolo immetteva tante di quelle porcherie nel suo organismo che non poteva far altro che passare la maggior parte della sua giornata su quella sedia con la lampada accesa a mezzogiorno; al mattino però era magnifico. Ci mettemmo a lanciar coltelli contro il bersaglio. Lui disse che a Tunisi aveva visto un arabo capace di trafiggere l’occhio di un uomo a quindici metri di distanza. Questo lo portò a parlare di sua zia, che verso il 1935 era andata nella Casbah. «Era con una comitiva di turisti diretti da una guida.

Portava al mignolo un anello con brillante. Si appoggiò un momento al muro per riposarsi e un arabo si precipitò a impossessarsi del dito con l’anello prima che lei potesse fare: “Ah! “, caro mio. Tutto a un tratto si rese conto che non aveva più il mignolo. Ih-ih-ih-ih-ih!» Quando rideva stringeva le labbra e la risata la faceva uscire dallo stomaco, da lontano, e si piegava in due appoggiandosi alle ginocchia. Risc a lungo. «Ehi, Jane!»

gridò gioiosamente. «Stavo raccontando a Dean e a Sal di mia zia nella Casbah!»

«T’ho sentito» disse lei dalla porta della cucina, nella incantevole calda mattinata del Golfo. Grandi bellissime nuvole fluttuavano sopra



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