Supercamper by Matteo Cavezzali

Supercamper by Matteo Cavezzali

autore:Matteo Cavezzali [Cavezzali, Matteo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2021-06-15T00:00:00+00:00


Rinascere

Mi dice la mia casa:

“Non abbandonarmi, il tuo passato è qui...”

Mi dice la mia strada:

“Vieni, seguimi, sono il tuo futuro.”

E io dico alla mia casa e alla mia strada:

“Non ho passato, non ho futuro.

Se resto qui, c’è un andare nel mio restare;

Se vado là, c’è un restare nel mio andare.

Solo l’amore e la morte cambiano ogni cosa.”

Kahlil Gibran, La mia casa e la mia strada

Quando decidevamo di partire con il Supercamper partivamo, a ogni costo. Una volta, il giorno prima della partenza, andai in spiaggia a giocare a un torneo di calcetto saponato. Avevo undici, forse dodici anni, mentre le altre squadre erano di ragazzi più grandi. Il calcetto saponato è una forma moderna e socialmente accettata del combattimento tra gladiatori. Si gioca a calcio su un telone di plastica cosparso di sapone su cui è impossibile rimanere in piedi. In pratica si prendono e si danno delle botte da orbi. Fu così che un energumeno di 130 chili mi saltò addosso rompendomi una gamba. Mi portarono al pronto soccorso e mi misero un enorme gesso bianco fino all’addome. Ero completamente bloccato. La mattina dopo dovevamo partire per il Portogallo, ma il dubbio di rimandare non fu nemmeno sollevato. Una famiglia normale avrebbe annullato tutto, ma noi non eravamo una famiglia normale. Partimmo come se niente fosse, con il gambone di gesso, che chilometro dopo chilometro si riempì dei disegnini che mia sorella faceva con i pennarelli. Ci dipinse la mappa del viaggio, mettendo di volta in volta caricature delle nostre buffe avventure. Girammo l’Europa con il gambone. A ogni tappa il gesso perdeva un pezzo. Arrivammo fino in Portogallo, dove andammo a vedere una Tourada, la versione portoghese della corrida in cui il torero è a cavallo e il toro non viene ucciso. Scendendo i gradoni della plaza de toros scivolai e ruzzolai giù. Non mi feci niente, ma il gesso si sfondò completamente. Insomma, quando tornai a Ravenna e andai a toglierlo all’ospedale l’infermiera era alquanto perplessa. Il gesso era pieno di scritte, disegni, adesivi, sporchissimo e completamente fracassato in più punti. “Ma che è successo a questo gesso?”, chiese interdetta. “Niente, sa, sono ragazzi”, rispose mia madre diventando paonazza.

Un detto cinese recita: “Stare male fa stare bene”. È un modo di dire che sottolinea come a volte, finché non c’è qualche imprevisto che ci ferma, tendiamo a non prenderci cura di noi stessi. Una persona sana non va dal medico e non ha il pensiero di prendersi cura di sé, spesso finisce con il trascurarsi presa dalla propria routine, una persona che sta male è costretta a fermarsi, a occuparsi di sé stessa e a chiedersi “perché non sto bene?”. Spesso la risposta non è legata solo al corpo, alla propria condizione psico-somatica. Voi dedicate abbastanza tempo a curare voi stessi e la vostra anima?

La vita può colpire duramente. Come ripartire dopo una grande delusione o una sconfitta? In luoghi diversi del mondo ho trovato diversi modi di reagire. La mitologia della rinascita è sempre stata uno dei temi centrali delle storie raccontate dagli uomini.



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