Tacchi a spillo by Anna Oliverio Ferraris

autore:Anna Oliverio Ferraris [Ferraris, Anna Oliverio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2022-07-30T00:00:00+00:00

11

Un passo in avanti

«Commissario, sono Vanda Marras.» Quella volta fui io a chiamare Cigoli al telefono.

«Oh, dottoressa. Che piacere sentirla! Tutto bene? Ci sono delle novità?»

«Sì, forse la parola che la dottoressa Damiani ha cercato di pronunciare non è Egisto, ma un’altra che le assomiglia. Bisognerebbe tornare in ospedale, finché…»

«Finché è viva, intende?»

«Sì, finché è viva» risposi mestamente.

«Possiamo andarci insieme anche questo pomeriggio. Ho il lasciapassare del primario. Basta avvisare la dottoressa con un colpo di telefono. Nel frattempo, cara dottoressa, anch’io ho elementi nuovi che le illustrerò non appena ci vedremo.»

«Si tratta di un registro per caso?» chiesi incuriosita.

«Bingo! E come lo sa?» rispose lui sorpreso, ma subito aggiunse: «Comunque ora non posso dilungarmi. Meglio parlarne a voce. Vediamoci al bar di fronte all’entrata principale del policlinico».

E così facemmo. Ci incontrammo in un angolo del baretto disadorno di fronte al policlinico dove di notte le prostitute che esercitano tra il viale dell’ospedale e la stazione Termini si ristorano con un panino alla mortadella e un tè bollente.

«C’era una persona questa mattina seduta davanti a me e non potevo parlare» esordì Cigoli dopo che ci fummo seduti uno di fronte all’altra. Sebbene non fosse la prima volta che eravamo seduti così vicini, solo allora notai che i suoi occhi castani avevano dei riflessi verdi. Accidenti, il commissario rientra a pieno titolo nel mio ideale di bellezza maschile.

Lui ordinò una birra. Io una spremuta di carote. Fa bene alla pelle e la preferisco a quella di arance perché quando sono tesa mi crea acidità di stomaco.

Cigoli posò sul tavolino di vetro una cartella professionale di pelle nera, la stessa che aveva il giorno in cui fece il terzo grado a Olga. Questa volta però non la capovolse con un gesto brusco, al contrario ne estrasse lentamente un foglio spiegazzato e macchiato in più punti che posò al centro del tavolo e lisciò accuratamente con le mani. A un primo sguardo mi sembrò una pagina tratta da qualche atto a uso d’ufficio.

«Ci stiamo avvicinando alla verità» disse piantando i suoi occhi intensi nei miei e lisciandosi un baffo.

«La nostra confidente ha raccolto elementi molto significativi. È una donna di grande acume. Poca scuola ma molta esperienza di vita. Ha parlato con tutti i negozianti del quartiere e in particolare con l’aiutante del benzinaio che quella notte ha chiamato il centodiciotto. Il benzinaio è rientrato in Marocco per alcune settimane a trovare la famiglia e questo suo sostituto, un cugino, ha consegnato questo foglio alla mia collaboratrice.»

Vi posò sopra una mano e lo orientò verso di me. Tra le macchie d’acqua e di fango si poteva intravedere una griglia in cui erano inseriti nomi, numeri e sigle scritte a volte con la biro, a volte a matita.

«In un italiano molto elementare, date le origini,» continuò Cigoli «l’uomo ha raccontato che suo cugino quella sera aveva visto uscire di corsa dal portone del palazzo, dove c’è lo studio della dottoressa Damiani, un giovane alto e di bell’aspetto in scarpe da ginnastica e abito sportivo con sotto il braccio un grosso quaderno dalla copertina marezzata bianca e nera.

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