Taccuini futuristi by Umberto Boccioni; M. Sinigaglia

Taccuini futuristi by Umberto Boccioni; M. Sinigaglia

autore:Umberto Boccioni; M. Sinigaglia
La lingua: it
Format: mobi
ISBN: 9788888722603
editore: Acquaviva
pubblicato: 2012-04-13T21:09:45+00:00


13 febbraio 1908

Ho passato tre giorni d’inferno. Da diversi mesi non passavo una crisi così angosciosa. Tutto era crollato. La causa era tutto. L’arte, la vita, tutto! Sento sempre più l’impossibilità di vivere in contatto con il mondo. È orribile: ogni tanto sento d’inciampare in ostacoli, in barriere, in tranelli, in porcherie, diciamolo pure, che con miei simili (cioè della stessa razza) non troverei. Mi sembra che tutto sia ruvido e la mia sensibilità si ferisce da per tutto. Tutto e tutti mi umiliano, mi calpestano o per lo meno mi deridono. Devo davvero confessare che mammà e Amelia sono le uniche persone con le quali mi sento più al sicuro. E malgrado i miei progressi finisco sempre col trovarmi in comunicazione con qualcuno e il tormento comincia. Sono un debole! Trovo tutti con delle frasi e delle idee fatte, dure, stupide e cattive. Arrivo io, parlo, mi scopro: per imparare e convincermi mi apro mi denudo, cerco di rendermi più vibrante e accessibile ad ogni comprensione (anche minima) e allora il vigliacco che mi parla ride e mi colpisce. Questo mi succede con tutti! Questo deve dipendere dalla sete d’affetto di comunione che mi tormenta. Per quanto io stia in guardia e dubiti per esperienza, quando trovo un essere che mi si fa innanzi e mi parla (ognuno secondo la propria forza e qualità) e vedo in quest’essere il piccolo mondo che si agita e muove nell’immensità universale mi sento quasi sempre - mio malgrado - spinto a sorreggerlo a spiegargli qualche cosa interiore od esteriore che gli dia quella consolazione che io ho provato con altri, con riconoscenza... Errore! Tutta la bontà ch’io metto nell’offrirgli qualche cosa sento subito all’istante che offende quest’essere. Sento ch’egli subito si guarda, misura le sue armi, cerca i miei lati deboli, e alla prima occasione mi colpirà. Questo m’è accaduto con l’amico più intimo e mi accade con tutti e mi accadrà sempre. Se tutto questo che scrivo l’avessi confidato a qualcuno credo fermamente che già dovrei piangere per averlo detto. Subito mi si sarebbero portate innanzi quattro frasi a base di cristianesimo, paganesimo, F. Nietzsche e l’individualismo, l’egoismo, l’egotismo e tutto il resto. Ora invece che parlo a me stesso e nessuno ride interrompendomi, io dico questo: cristiano o pagano, umile od orgoglioso, debole o forte io non so cosa c’è in me. So che sono venuto al mondo sorridendo e me ne andrò piangendo! So che tutto l’odio lo spasimo l’amarezza che mi turbano ora m’è stata versata goccia goccia dall’esperienza e che tutti dai più cari ai più indifferenti mi hanno tradito e ferito alle spalle. Che tutto quello che m’ànno insegnato e che serve di sostegno a tutto il canagliume universale è falso e che il mio desiderio, il mio sogno di vivere sinceramente e amorosamente è una bolla di sapone che scoppierà tutti i giorni e tutti i giorni faticherò a formarla e che purtroppo non vedo altro rimedio a tutto questo che la morte.

Qui cento persone



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