Telegrammi by Gianfranca Ortis

autore:Gianfranca Ortis
La lingua: ita
Format: epub
editore: ilmiolibro.it
pubblicato: 2015-03-23T16:00:00+00:00

Ancora su spazio e tempo

Vi pongo un problema: come fareste a trovare un'amica o un amico a cui scrivere in Canada o in Cina? E quale mezzo usereste per mettervi in contatto? Ve lo chiedo anche se immagino già la vostra risposta che è incredibilmente lontana dalla soluzione che mi fu offerta circa sessant'anni addietro. Infatti sono certo che aprireste Google ed entrereste in qualche sito dove “chattare” con un lungo elenco di possibili contatti; scrivereste all'eventuale amica o all'eventuale amico usando la comoda e-mail.

A me invece è capitato di ricevere l'indicazione del nome e dell'indirizzo di Urku e di Brigitte direttamente da qualche compagno della FGCI oppure da una fonte della scuola.

Rimane il fatto che il concetto di spazio si è deformato, almeno nella comprensione dei singoli, soprattutto dei giovani, di oggi. Se voi doveste scrivere ad un amico o parente negli Stati Uniti oppure in Francia o altrove, quasi sicuramente non pensereste alla lontananza ed allo spazio che vi separa né al tempo che la lettera impiegherà per raggiungerlo.

Perché - dal punto di vista di uno scambio epistolare - per voi lo spazio non esiste più; quelle persone vi sembrano vicine, anzi proprio di fronte a voi, tanto più se usate skype invece della solita e-mail.

D'altra parte, le lettere fra amici o parenti hanno sempre rappresentato, fin dall'antichità, un modo per sentirsi vicini: la comunicazione di notizie, di sensazioni, di passioni rende l'impressione di un contatto, certo non fisico e nemmeno visivo (come oggi si può avere con skype), ma comunque importante. Oggi la mente degli esseri umani del XXI secolo, almeno nei rapporti fra loro, può fare a meno dello spazio, lo ignora.

Se ci pensate, dietro a questo mutamento di percezione dello spazio si intravvede anche una nuova accezione del significato del tempo: il matematico norvegese Abel doveva attendere settimane e talvolta mesi per ricevere la risposta ad una sua lettera a colleghi matematici in Francia e Germania. Voi stamattina alle 9 potete scrivermi una breve mail e nell'arco di pochi minuti avrete ricevuto la mia risposta; con la stessa rapidità avreste avuto risposta da un corrispondente negli Stati Uniti o in Australia.Forse dovremmo cominciare a riflettere sugli effetti che questi profondi mutamenti dei due principali fattori che regolano la vita terrestre - lo spazio ed il tempo - hanno sulle abitudini e sui pensieri degli esseri umani. La mia età ormai avanzata mi suggerisce un primo oggetto di riflessione: il decadimento del nostro corpo fisico, su cui certo tornerò.

Il punto di partenza è la constatazione banale ma amara che la morte pone fine alla vita: come dice Shakespeare, il problema è quello che vi è dopo. Naturalmente, se si crede in una qualche forma di religione, il problema è subito risolto: o si viene reincarnati in qualche altro essere vivente oppure l'anima (ma cosa è mai?) finisce in un qualche mondo ultraterreno. E tuttavia anche i credenti temono la morte, spesso assai più dei non credenti.

Un ateo guarda alla morte - inteso in senso generale -

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